Sul campo per assistere i pazienti cronici e con esigenze speciali di salute. A dare vita a quello che è stato battizzato il 'modello Faenza' un gruppo di cinque medici di medicina generale costretti a chiudere il proprio ambulatorio perché inagibile. Nonostante l'alluvione abbia messo in ginocchio ogni genere di servizio, i medici di famiglia hanno infatti dato vita ad una vera e propria "task force". Una sorta di unità di risposta rapida capace di operare di concerto con il distretto sanitario di competenza e con il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale della Protezione civile.
"Le cose hanno iniziato ben presto ad andare male", spiega Elena Bazzocchi, una delle dottoresse coinvolte. "Ci siamo subito resi conto che non potevamo semplicemente chiudere.
Abbiamo deciso di ritrovarci al primo punto di raccolta messo in piedi dal Coc della Protezione Civile e lì abbiamo cercato di dare una risposta alle richieste di salute di quanti erano in arrivo. Ci siamo adoperati per assicurare la prescrizione e la distribuzione dei farmaci necessari per la sera stessa e la mattinata successiva". Da un primo nucleo, l'esperienza è stata replicata.
"E' il miglior esempio - sottolinea il segretario generale della Fimmg Silvestro Scotti - di come la medicina generale, subordinata solo alla scelta fiduciaria del paziente, sia in grado di offrire risposte di salute efficaci e di adattarsi ad ogni possibile scenario, anche il più drammatico". "Benché sia difficile far comprendere la reale portata del dramma - aggiunge - e avendo ascoltato direttamente da Bazzocchi l'entusiasmo e la dedizione con cui questi medici di medicina generale si stanno adoperando, credo che non ci sia per noi un modo più efficace di onorare la Giornata Mondiale del medico di famiglia che raccontando questa storia. Una professione, la nostra, che ha da sempre come obiettivo primario quello di realizzare il diritto costituzionale alla salute dei cittadini. Non solo in condizioni ordinarie ma anche in situazioni di emergenza".
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