Oltre 700 persone ad alta pericolosità sociale, autori di reato, sono attualmente a piede libero in Italia e altre 15mila persone sono in libertà vigilata affidate ai dipartimenti di Salute Mentale (Dsm). A richiamare l'attenzione su questa realtà problematica sono gli psichiatri, riuniti a Cagliari agli Stati generali della psichiatria italiana.
A pesare su tale fenomeno, spiegano gli psichiatri, sono due fattori chiave: "da un lato la pur benemerita Legge 81/2014 che ha disposto la chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) sostituendoli con le Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), dall'altro la mancata completa attuazione della legge stessa, che ha reso le Rems strutture senza risorse economiche e di personale sufficienti, senza posti letto, e ora inadeguate a provvedere al necessario ricovero di questi pazienti".
La situazione, avvetono, è "insostenibile": "La legge vieta la detenzione in carcere di pazienti oggetto di misure di sicurezza, facendo così ricadere la responsabilità della loro gestione sui Dipartimenti di Salute Mentale. È quello che gli esperti definiscono una psichiatrizzazione dei reati, cioè la riattribuzione del mandato di custodia e controllo di persone socialmente pericolose alla psichiatria, ed una 'criminalizzazione' delle strutture psichiatriche, ormai sature di autori di reato".
Occorre dunque agire, è la richiesta degli specialisti, "con programmi di cura differenziati, erogati in luoghi ad alta sicurezza. E serve la riqualificazione delle Rems, in cui sia presente la polizia penitenziaria, e l'adeguamento numerico del personale dei Dsm". Proposte che saranno portate al tavolo tecnico sulla Salute mentale, costituito pochi giorni fa dal ministro Orazio Schillaci presso il Ministero della Salute.
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