"Abbiamo una piramide che va
ribaltata: per troppi anni abbiamo immaginato che la risposta di
salute alla domanda del cittadino dovesse essere ancorata
primariamente entro le strutture ospedaliere che invece hanno la
funzione di gestire la situazione di emergenza e di acuzie. Con
il risultato che le persone, le quali non hanno colpe, nel
momento di bisogno raggiungono gli spazi che ritengono più
sicuri: pronto soccorso e l'ospedale". Dunque con "richieste e
conseguenti erogazioni di prestazioni in spazi sanitari deputati
ad altro". Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute
Riccardo Riccardi intervenendo al primo corso regionale per
infermieri di famiglia o comunità.
"Per dare una adeguata risposta di salute alla comunità
dobbiamo abbattere muri precostituiti, mettere in discussione
posizioni che, magari, definiscono il grado di qualcuno più
importante rispetto a qualcun altro, intervenire su modelli
consolidati, demolire 'rendite di posizione': è l'esperienza che
abbiamo sviluppato durante la pandemia, quando abbiamo messo 'a
sistema' ospedali, pronto soccorso, terapie intensive" ha detto.
"Il lavoro che abbiamo avviato per formare circa 400 infermieri
di famiglia o comunità permette non solo di implementare le
competenze professionali degli stessi infermieri ma rappresenta
l'unica strada da percorrere per cominciare a ribaltare questa
piramide, avvicinandoci al cittadino fisicamente, sul territorio
dove vive, dando risposte di rassicurazione e gestendo
localmente patologie prevalentemente croniche - ha spiegato
Riccardi - Il progetto va nella direzione di stare accanto al
cittadino in una società che ha sostanzialmente modificato la
sua struttura, che permette una vita più lunga ma segnata
inevitabilmente da patologie croniche". "L'utilizzo della
tecnologia, l'adozione di forme di procedura diverse e di regole
differenti, ci possono consentire di rendere sostenibile una
risposta di salute che in questo momento incontra delle
difficoltà. Il progetto dell'infermiere di famiglia o comunità
parla di una scelta che è oggi è più che mai centrale:
consentirà di incanalare la domanda e il bisogno delle persone
in un percorso molto più appropriato, molto più ordinato, meno
oneroso per il professionista, il sistema e i cittadini.
Garantirà, di fatto, l'accessibilità a una domanda di salute".
In altre parole, "l'infermiere di comunità sarà un importante
pilastro per lo sviluppo della sanità territoriale, sia per
l'assistenza alle persone che per la promozione della salute.
Per istituire e certificare questa figura, in linea con il
Decreto ministeriale 77/2022 di riorganizzazione della medicina
territoriale, abbiamo avviato un percorso che porterà, entro il
2025, a rendere attivi in Fvg 400 infermieri di comunità" ha
dettagliato Riccardi. Cambierà anche il modello organizzativo
per gli "infermieri che oggi svolgono le funzioni di assistenza
domiciliare". L'infermiere sarà "punto di riferimento per la
comunità per l'assistenza infermieristica generale; sarà
presente in modo connettivale nei diversi setting territoriali:
ad esempio negli ambulatori" e si "renderà 'attivatore' di
vicinato, parrocchie e altre realtà di volontariato".
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