Una famiglia di umili origini
dell'Europa dell'est, anni di studi che sembravano non portare a
nessun risultato. Un marito che la ha aiutata a portare avanti
il suo sogno: mettere a punto un vaccino basato sull'Rna
Messaggero. Ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in medicina
all'Humanitas Unversity di Milano, Katalin Karikò, biochimica
ungherese e senior vice president di BioNTech, la ricercatrice
pioniera della tecnologia mRNA utilizzata da Pfizer e Moderna
per i vaccini contro il Sars-CoV-2.
Docente all'Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti,
Katalin Karikó ha dedicato la sua vita, combattendo contro
difficoltà e scetticismo, allo sviluppo di una terapia genica
basata sull'mRNA, una molecola che codifica le informazioni
genetiche contenute nel DNA. "Con i miei colleghi, insieme ai
quali per anni abbiamo portato avanti studi che venivano
considerati non convenzionali, ci dicevamo che se i nostri
esperimenti avessero salvato anche solo una persona, sarebbe
stato un successo", ha raccontato nel discorso tenuto durante
l'inaugurazione dell'anno accademico. Alla fine, "ce l'abbiamo
fatta ed è per noi un sollievo, oggi, sapere che questi vaccini
a cui abbiamo lavorato sono riusciti a salvare tante vite dai
gravi effetti del Covid-19".
Nata in una cittadina a un centinaio di chilometri da
Budapest nel 1955, figlia di una contabile e di un macellaio,
"ho avuto da giovane grandi insegnanti che mi hanno incoraggiato
andare avanti", ha ricordato. Certo, "l'ambiente può intimidire,
soprattutto quando si è giovani. Io per esempio ero una ragazza
di una piccola città dell'Ungheria arrivata negli Stati Uniti"
nel 1985. In queste quasi quattro decadi di studi "in cui non
riuscivo a ottenere i risultati che volevo", lo sprone ad andare
avanti è arrivato "dall'importanza del pensare in modo critico"
e dal "credere in se stessi". In questo percorso Katalin Karikò,
ha avuto sempre accanto il marito. "Ci siamo conosciuti mentre
studiavamo e mi ha sostenuto passo dopo passo. Si è trasferito
in un paese straniero con me, non avevamo soldi e avevamo la
nostra figlia di due anni con noi. Lui fece tutto questo per far
sì che io potessi continuare le mie ricerche. Mi ha supportato
anche a spostarmi in Germania, 8 anni fa per andare avanti con
gli studi clinici". Di qui l'appello alle giovani donne: "non
dovete scegliere tra la carriera e avere dei figli, ma trovare
l'uomo giusto, che tiene ai vostri sogni e supporta le vostre
decisioni".
Il riconoscimento è stato consegnato dal rettore della
Humanitas University Marco Montorsi, "per il contributo
straordinario dato allo sviluppo di una nuova generazione di
vaccini basato su una tecnologia innovativa a mRNA". Mentre i
vaccini tradizionali utilizzano una versione indebolita del
virus, quelli a base della nuova tecnologia contengono frammenti
di mRNA che inducono le cellule a produrre antigeni, ovvero
proteine riconosciute come estranee e in grado di attivare il
sistema immunitario. Grazie a questi è stato possibile salvare,
solo negli Stati Uniti, circa 280.000 vite ed evitare oltre un
milione di ospedalizzazioni. Ma anche abbattere i costi di
produzione e consentire la distribuzione di grandi quantità di
dosi in tempi molto più rapidi di quanto fosse prima stato
possibile.
"Una grande lezione" in questo percorso, ha concluso la
scienziata, "me l'ha data mia figlia quando faceva la scuola
elementare. Aveva scritto una lettera di ringraziamento alla sua
maestra. Io avevo 35 anni e non ne avevo mai scritta nessuna. Ma
da quel giorno tutto è cambiato. Mi ha fatto capire l'importanza
di mostrare gratitudine a coloro che ci hanno lasciato degli
insegnamenti. Con questo voglio dire: non esitate a imparare da
chiunque, anche una bambina di 7 anni può insegnarci qualcosa".
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