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Pediatri, il rischio di mortalità è doppio per i bimbi stranieri

Pediatri, il rischio di mortalità è doppio per i bimbi stranieri

Gli indicatori di salute mostrano lo svantaggio rispetto ai coetanei

ROMA, 27 ottobre 2023, 18:11

Redazione ANSA

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In Italia è straniero circa 1 bimbo su 10 da 0 a 18 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia è straniero circa 1 bimbo su 10 da 0 a 18 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA
In Italia è straniero circa 1 bimbo su 10 da 0 a 18 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Le diseguaglianze di salute riguardano tutti i bambini nel nostro Paese e risultano particolarmente evidenti nel confronto Nord-Sud. Si amplificano nei bimbi stranieri per effetto di barriere linguistiche, storie migratorie, condizioni socio-economiche. I bambini stranieri sono diseguali tra diseguali: hanno un rischio più che doppio di mortalità neonatale e infantile rispetto ai bimbi italiani e sono molto più esposti al rischio di subire maltrattamenti (ancor più se femmine). La povertà assoluta riguarda il 36,2% delle famiglie straniere con minori contro il pur preoccupante 8,3% dei nuclei familiari con minori composti da genitori italiani. A confermare la vulnerabilità di questa categoria alcune condizioni emergenti come l'incremento del tasso di sovrappeso e obesità che secondo alcuni studi è passato dall'1 al 10% in dieci anni, così come quello del diabete 1. Un focus al Congresso della Società Italiana di Pediatria (Sip) a Torino mette in luce la particolare condizione di marginalità di una popolazione tutt'altro che numericamente marginale: in Italia è straniero circa 1 bimbo su 10 da 0 a 18 anni. Ai bambini nati in Italia si sommano quelli giunti per ricongiungimento familiare e quelli non accompagnati che scappano da Paesi colpiti da guerre e persecuzioni. Per i pediatri il primo passo per garantire a tutti il migliore livello di tutela sanitaria possibile, è dare piena attuazione a una norma che garantisce l'iscrizione all'Ssn e il diritto al pediatra di famiglia a tutti i bambini, indipendentemente dallo status giuridico proprio o dei genitori.
    Un diritto sancito nel 2012 da un Accordo Stato Regioni e previsto nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) nel 2017. Ma rimasto al palo per un decennio. "L'ostacolo burocratico è stata la mancanza di indicazioni operative nazionali per l'applicazione dei codici fiscali e dei codici di esenzioni. Si è lasciata alle Regioni l'opportunità di attrezzarsi, con una grande eterogeneità e un'ingiusta diseguaglianza", afferma Piero Valentini, Segretario del Gruppo di Lavoro per il Bambino Migrante della Sip. "Nel 2022 - conclude - però finalmente due circolari del ministero della Salute hanno regolamentato questi aspetti. Ora le Regioni hanno tutti gli strumenti per rendere questo diritto omogeneo e diffuso". 
   

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