In Italia più del 10% dei pazienti con artrite reumatoide è colpito anche da una complicanza ai polmoni, l'interstiziopatia polmonare. Sono più di 30mila le donne e gli uomini che vivono con tale complicanza, che condiziona negativamente l'aspettativa e la qualità della loro vita. Un grave problema di salute per il quale si rende necessaria al più presto la definizione di un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PTDA) realmente operativo sull'intero territorio nazionale. La richiesta è avanzata dall'ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici) .
"Il PTDA è indispensabile e deve essere considerato dalle Istituzioni come uno strumento che si pone l'obiettivo di contenere i costi che gravano sul servizio sanitario nazionale - afferma Silvia Tonolo, Presidente Nazionale ANMAR -. Ai pazienti invece occorre per sentirsi realmente presi in carico nella gestione di una complicanza particolarmente insidiosa.
All'interno di questo percorso, il malato deve essere parte attiva ed integrante dell'intero processo assistenziale".
"L'interstiziopatia polmonare si caratterizza per dispnea, tosse secca cronica, debolezza, stanchezza, dolore toracico, perdita di appetito e di peso - prosegue Mauro Galeazzi, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio CAPIRE -. Sono tutti sintomi aspecifici e riconducibili a molte altre malattie e per questo risulta davvero difficile ottenere una diagnosi precoce.
Tuttavia i ritardi possono avere gravi conseguenze dal momento che un terzo delle complicanze può evolvere in fibrosi polmonare. In questo caso si determina un danno dell'organo irreversibile e un peggioramento generale di tutti i sintomi respiratori".
"A livello reumatologico l'interstiziopatia non interessa solo l'artrite reumatoide ma anche i pazienti colpiti da lupus eritematoso sistemico, malattia mista del tessuto connettivo, sindrome di sjögren e sclerosi sistemica - aggiunge Gian Domenico Sebastiani, Presidente della Società Italiana di Reumatologia-SIR -. E' dunque un problema molto frequente, viene solitamente individuata attraverso una visita medica e un esame clinico del torace. Non tutti i pazienti necessitano di un trattamento farmacologico la cui opportunità deve essere valutata considerando diversi fattori come età, abitudini, altre malattie e terapie assunte. Una delle difficoltà maggiori è che i farmaci efficaci contro l'artrite reumatoide, come per esempio quelli biologici, non determinano nessun beneficio clinico sull'interstiziopatia. Per tutti questi motivi la definizione di un PDTA potrebbe uniformare nel nostro Paese tutti gli interventi diagnostici-terapeutici. Inoltre porterebbe a notevoli vantaggi in termini di ottimizzazione dell'utilizzo di tutte le risorse disponibili".
L'artrite reumatoide è una delle patologie reumatologiche più diffuse. In Italia si registrano in totale oltre 300mila casi e le donne risultano essere le più colpite, in particolare quelle in età fertile, tra i 35 e i 40 anni. Si tratta di una forma di artrite infiammatoria cronica auto-immune che coinvolge le articolazioni di mani, piedi, polsi, caviglie, ginocchia, anca, gomito e spalla. "Può colpire anche i polmoni - sottolinea Alfredo Sebastiani, Direttore Day Hospital Pneumologico e Interstiziopatie Polmonari Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, Roma -. I pazienti da considerare più a rischio di interstiziopatie sono di genere maschile, fumatori o ex fumatori, di età sopra i 60 anni, presentano alti livelli di anticorpi anti citrullina e fattore reumatoide e hanno una maggiore attività di malattia. L'assistenza e la cura risultano ancora complicate e andrebbero affidate ad un team multidisciplinare formato da reumatologi, pneumologi e radiologi con un'esperienza sufficiente di malattie rare. Solo così possiamo garantire un buon livello d'assistenza e anche la somministrazione delle terapie più aggiornate che al momento sono gestite da pochi centri esperti".
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