"In alcuni Stati europei si ritiene
che la ricerca scientifica medica sia finalizzata a scopi di
pubblico interesse e non necessiti di consenso informato.
Purtroppo, in Italia ci è impedito l'utilizzo di dati
retrospettivi e questo ci costringe ad andare a cercare tutti i
pazienti analizzati in precedenza per chiedere loro il consenso
informato. È una questione di civiltà che credo andrebbe
risolta, anche perché l'efficientamento che ne deriverebbe,
davvero significativo, sarebbe senza costi". Lo ha detto il
presidente di Alleanza contro il Cancro, Ruggero De Maria,
intervenendo al convengo Diritto alla Salute e alla sua tutela
organizzato al Cnr dal Cortile dei Gentili, struttura del
Dicastero Pontificio per la Cultura e l'Educazione.
"Sì alla massima attenzione per la salvaguardia alla privacy
- ha aggiunto -, ma senza bloccare la ricerca italiana. In
Europa, con la quale Acc si confronta quotidianamente
nell'ambito del suo ruolo strategico nella cancer mission, anche
le nazioni con leggi più restrittive delle nostre sono riuscite
a superare questo ostacolo grazie a un'interpretazione diversa
da quella del Garante. Purtroppo, l'Italia è in enorme
difficoltà».
Concordando con De Maria, l'ex presidente del Consiglio,
Giuliano Amato, si è detto pronto a parlarne col Garante perché
"ritengo che in Italia la iper-protezione della privacy rasenti
la follia; soprattutto - ha chiosato - quando 'copre' persone
che trascorrono la loro giornata accettando tutti i cookies di
qualunque sito dove vanno a cercare qualcosa mettendo nelle mani
di chissà chi la loro privacy".
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