"Vaste aree in Italia risultano
sprovviste di centri per la cura dei tumori pediatrici: un buon
funzionamento della Rete Nazionale Tumori Rari potrebbe
sicuramente ridurre il fenomeno della migrazione sanitaria,
anche se è comunque necessario, in prospettiva, che vi sia un
maggior numero di centri in grado di trattare i pazienti
oncologici pediatrici, soprattutto nelle zone che attualmente ne
sono privi". E' quanto ha dichiarato Paolo Viti, presidente
della Federazione italiana associazioni genitori e guariti
oncoematologia pediatrica (Fiagop), a conclusione della
settimana di iniziative per la Giornata Mondiale contro il
Cancro Pediatrico. In Italia sono circa 1.500 i bambini che
ricevono una diagnosi di malattia oncologica ogni anno, a cui si
aggiungono circa 900 adolescenti. "Chiediamo la realizzazione
della Rete Nazionale Tumori Rari - ha sottolineato Viti - con
particolare attenzione alla rete pediatrica, per dare risposta
ai bisogni dei piccoli pazienti, creando sul territorio accessi
diffusi e accreditati dalle regioni. E' inoltre necessario
potenziare e strutturare le collaborazioni inter-istituzionali,
sostenere la ricerca scientifica e ottimizzare gli investimenti
delle regioni anche attraverso la telemedicina, come mezzo per
contenere la migrazione sanitaria. Chiediamo infine la
realizzazione di strutture per le cure palliative, l'attivazione
di progetti di sorveglianza dei pazienti guariti da tumore
pediatrici e l'implementazione della pediatria ospedaliera e
territoriale".
Per la Giornata Mondiale contro il Cancro Pediatrico, Fiagop
ha organizzato due iniziative. La prima è "Diamo radici alla
speranza, piantiamo melograni", con la messa a dimora di decine
di piccole piante di questo arbusto da frutto, come simbolo
della vita e della solidarietà, presso parchi pubblici, giardini
di ospedali e istituti scolastici. La seconda si chiama "Ti
voglio una sacca di bene", che ha avuto lo scopo di promuovere
la donazione di sangue e piastrine presso i centri trasfusionali
degli ospedali di varie città italiane, grazie al servizio di
centinaia di volontari. Il bambino leucemico, come quello in
terapia per un tumore, ricorda la Fiagop, è infatti a rischio di
infezioni per la riduzione dei globuli bianchi, ma soprattutto
di emorragie per l'abbassamento delle piastrine e di gravi
anemie: si rendono allora necessarie trasfusioni di sangue, che
deve quindi essere sempre disponibile.
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