I piccoli pazienti hanno dai due
ai 16 anni; curati inizialmente a Gaza e poi in Egitto, ad
alcuni sono state amputate braccia o gambe, alcuni
necessiterebbero di trapianto del midollo, altri infine hanno
patologie oncologiche non legate al conflitto in corso.
Tra le persone giunte a Trieste c'è anche una giovane donna
incinta che sta per partorire facendo salire a nove il numero
dei bambini.
I bimbi con amputazioni, una volta stabili, saranno accolti
da religiose a Udine e continueranno i controlli al Burlo fino a
quando non potranno andare a Budrio in Emilia Romagna per essere
ospitati in un centro specializzato in protesi e riabilitazione.
Gli altri bimbi saranno accolti da famiglie già coinvolte in
precedenza nell'accoglienza di piccoli ucraini e relative
famiglie.
Il medico Andolina ha riferito al Piccolo che dal momento in
cui iniziano le trattative passa un mese: "In questo tempo
abbiamo perso un paziente, una famiglia si è tirata indietro
perché non è stato concesso loro di far uscire il fratello
maggiore del bimbo a rischio di vita perché a 17 anni poteva
essere un combattente". "Il piccolo in particolare aveva già
ricevuto un trapianto in Israele - prosegue il medico - ma non
aveva funzionato. Tutti avevano ricevuto cure nello Stato
ebraico, la comunità medica è diversa dalla classe politica",
specifica Andolina.
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