"Abbiamo gli anticorpi monoclonali a lunga durata d'azione: grazie ad una sola iniezione l'anno, con costi accettabili, possiamo fare una prevenzione efficacissima che permette ai piccoli di non contrarre la malattia. Tutti i nati del 2024 dovranno essere 'vaccinati' il prossimo ottobre" contro la bronchiolite causata dal virus respiratorio sinciziale. Così in una nota la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). Lo scorso anno, ricorda il presidente Sipps Giuseppe Di Mauro, "su 400mila nati circa 80mila bambini hanno richiesto assistenza medica ambulatoriale, circa 16mila sono stati ricoverati e 16 sono stati i decessi solo nei primi sei mesi di quest'anno". Nel complesso "il 60% dei lattanti è a rischio contagio", afferma. "Fortunatamente esiste una prevenzione che agisce come un vaccino. Da oltre sei anni vengono condotti studi e ricerche sugli anticorpi monoclonali che sono uno strumento di prevenzione primaria", prosegue il medico. Oltre ai nuovi nati, "sarebbe utile offrire questa somministrazione anche alle donne in gravidanza per coprire il neonato nei primi mesi di vita, quando non ha ancora ricevuto questa protezione, come si fa per la pertosse", aggiunge Di Mauro.
Tuttavia, l'offerta nelle diverse Regioni è a macchia di leopardo. "Da meno di un anno solo la Valle d'Aosta è riuscita a fare prevenzione nel 2023 (e lo ripeterà anche nella prossima stagione), ad ottobre 2024 ci riusciranno altre Regioni tra cui Veneto, Trento, Bolzano, Lombardia, Toscana, Sicilia e Campania, augurandomi che tutte le altre Regioni mancanti inizino la campagna di immunizzazione", conclude il pediatra. "Da presidente della Sipps, da pediatra di famiglia, da padre e da nonno, non vorrei che si determinasse una grande disuguaglianza in Italia nell'offrire quest'opportunità di prevenzione primaria, che non è un lusso".
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