Il ministro della Salute, Orazio
Schillaci, fa appello anche ai medici di base per razionalizzare
gli accessi ai pronto soccorso: "Ci aiutino, facciano la loro
parte", è l'invito fatto in un'intervista al Messaggero. "La
situazione in cui versano i pronto soccorso è una criticità
cronica che abbiamo ereditato perché chi ci ha preceduto non ha
mai portato a termine la riforma della medicina territoriale,
una carenza che stiamo affrontando. È chiaro che se il cittadino
non trova risposte sul territorio, si affida al pronto soccorso.
L'alternativa alle strutture di emergenza è l'assistenza sul
territorio, su cui stiamo investendo con le case di comunità",
sottolinea Schillaci.
Per quanto riguarda la loro operatività, "siamo assolutamente
in linea con gli obiettivi del Pnrr che fissa a giugno 2026 la
piena funzionalità delle Case di Comunità e degli Ospedali di
comunità che daranno un forte contributo per alleggerire il
carico sugli ospedali". Intanto in Emilia-Romagna si
sperimentano i Cau (Centri di assistenza urgenza), una sorta di
ambulatori sul territorio alternativi al pronto soccorso: "È una
delle modalità per alleggerire la pressione nei pronto soccorso
- spiega Schillaci - Ma il nostro modello di riferimento
organizzativo resta quello previsto dal DM 77 e sono convinto
che con il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale
nelle case di comunità, i cittadini troveranno adeguata
assistenza sul territorio".
Per evitare la fuga di medici e infermieri bisogna "rendere
di nuovo attrattivo il lavoro in pronto soccorso. Abbiamo
rifinanziato l'indennità, aumentato la paga per le prestazioni
aggiuntive, riconosciuto il lavoro usurante e approvato norme
per aumentare la sicurezza. Per incentivare i giovani
incrementiamo la retribuzione degli specializzandi che scelgono
l'emergenza-urgenza. Senza dubbio è un percorso graduale, ma ci
tengo a ricordare che per anni non si è fatto nulla".
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