I documenti ufficiali del ministero
della Salute o dell'Organizzazione mondiale della Sanità sono
considerati la fonte più affidabile per ricevere informazioni
sui rischi connessi al fumo: lo pensa il 37,1% dei fumatori. È
quanto emerge dai risultati di una indagine condotta dal Censis,
con il contributo di Philip Morris Italia, su un campione di
circa 1.300 fumatori italiani dai 18 anni in su, allo scopo di
analizzare i livelli di conoscenza e le valutazioni dei fumatori
specie sui prodotti senza combustione, come le sigarette
elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Seguono il
medico curante (27,2%) e internet (12,6%). Il 37% segnala di
essere stato invitato dal medico a smettere del tutto di fumare,
ma non è irrilevante la percentuale di quanti affermano di non
avere mai parlato della propria abitudine al fumo con il medico
(21,1%). Il 61% ha pensato di smettere di fumare, il 17,2% senza
averci mai provato, mentre la quota maggiore ha tentato per poi
ricominciare (43,8%). L'8% circa (percentuale che sale al 13,3%
tra gli utilizzatori di e-cig e al 9,9% tra i consumatori di
prodotti a tabacco riscaldato) non ha smesso di fumare, ma è
passato ai prodotti alternativi. Il 22% dei fumatori (il 24,7%
tra gli utilizzatori di sigarette tradizionali) ha ridotto le
quantità, mentre l'8,6% (l'11,9% tra gli utilizzatori di
sigarette tradizionali) afferma invece di non aver mai pensato
di smettere di fumare e che non ne ha alcuna intenzione.
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