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Covid, possibili danni al cervello anche con forme lievi

Covid, possibili danni al cervello anche con forme lievi

Lo indica uno studio sui primati

02 aprile 2022, 19:14

Redazione ANSA

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Osservati importanti danni cerebrali nei primati colpiti da Covid-19 (fonte: Leterrier, NeuroCyto Lab, INP, Marsiglia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Osservati importanti danni cerebrali nei primati colpiti da Covid-19 (fonte: Leterrier, NeuroCyto Lab, INP, Marsiglia) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Osservati importanti danni cerebrali nei primati colpiti da Covid-19 (fonte: Leterrier, NeuroCyto Lab, INP, Marsiglia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Neuroni danneggiati o morti, micro emorragie e una forte infiammazione, probabilmente dovuti a un minor afflusso di sangue al cervello, sono stati riscontrati in primati colpiti da Covid-19, pure in assenza di gravi sintomi respiratori. La scoperta, pubblicata su Nature Communications dalla Tulane University (Usa), potrebbe aiutare a comprendere l'origine dei sintomi neurologici (come confusione e mal di testa) che colpiscono alcuni pazienti e che possono persistere nel cosiddetto Long Covid.

Lo studio è stato condotto presso il Tulane National Primate Research Center, dove la ricercatrice Tracy Fischer studia da anni il cervello dei primati non umani. Nella primavera del 2020, il centro ha avviato uno studio su Covid-19 volto a indagare gli effetti del virus SarsCoV2 sul tessuto cerebrale degli animali infetti. I risultati hanno subito messo in evidenza gravi infiammazioni e lesioni cerebrali (inclusi neuroni danneggiati o morti) compatibili con una riduzione dell'afflusso di sangue e ossigeno al cervello. Inoltre sono state trovate anche piccole emorragie.

"Dato che i soggetti non avevano manifestato sintomi respiratori significativi, nessuno si aspettava che avessero una condizione così grave nel cervello", ha detto Fischer. "Ma i risultati sono forti e chiari e innegabilmente frutto dell'infezione".

I dati sono in linea anche con gli studi autoptici condotti su pazienti deceduti per Covid-19, un fatto che indica come i primati non umani possano essere un modello appropriato per studiare la malattia.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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