Sostituire interi geni difettosi invece che correggere singole mutazioni al loro interno, realizzando quella che è sempre stata la grande promessa della terapia genica: è quanto consente di fare 'Paste', una nuova tecnica di editing genetico che alle classiche forbici molecolari della Crispr-Cas9 unisce anche le 'integrasi', ovvero enzimi di origine virale in grado di incollare lunghe sequenze di Dna. La tecnica, pubblicata su Nature Biotechnology dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, potrebbe aprire la strada al trattamento di malattie causate da geni difettosi con un gran numero di mutazioni, come la fibrosi cistica.
Lo studio dimostra che la tecnica Paste (Programmable Addition via Site-specific Targeting Elements) può essere utilizzata per inserire geni in diversi tipi di cellule umane, incluse quelle del fegato, i linfociti T e i linfoblasti (globuli bianchi immaturi). Nei loro esperimenti, i ricercatori hanno provato a inserire 13 diversi geni (inclusi alcuni che potrebbero avere un valore terapeutico per certe malattie) e sono stati in grado di farlo in nove posizioni diverse del genoma, con un tasso di successo che va dal 5 al 60%. La tecnica si è dimostrata anche sicura e precisa, producendo un numero molto ridotto di 'sbavature' indesiderate (inserzioni, delezioni o riarrangiamenti cromosomici). I ricercatori hanno inoltre dimostrato che Paste è in grado di inserire geni anche nel fegato 'umanizzato' dei topi, formato al 70% da cellule umane.
Le sequenze di Dna inserite nello studio avevano una lunghezza massima di 36.000 paia di basi (le ‘lettere’ che compongono il Dna), ma i ricercatori pensano che possano essere usate anche sequenze più lunghe.
L'obiettivo è quello di sperimentare la nuova tecnica sulla fibrosi cistica e altre patologie come l'emofilia e la malattia di Huntington.
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