L'aspettativa di vita globale è destinata ad aumentare di quasi 5 anni entro il 2050, con una crescita più evidente soprattutto nei Paesi dove è attualmente più bassa, come quelli dell'Africa sub-sahariana, e negli uomini. Per questi ultimi si prevedono in particolare di 4,9 anni in più, contro i 4,2 anni per le donne. Sono questi i risultati più recenti del Global Burden of Desease 2021, una vasta analisi coordinata dall'Istituto americano per la metrica e la valutazione della salute (Ihme), che si avvale del lavoro di oltre 11mila collaboratori da tutto il mondo.
Nella ricerca appena pubblicata sulla rivista The Lancet, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 371 malattie e 88 fattori di rischio in 204 Paesi. Le previsioni, però, indicano che non tutti gli anni guadagnati verranno vissuti in buona salute: il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere senza particolari disturbi aumenterà da 64,8 anni nel 2022 a 67,4 nel 2050, dunque solo di 2,6 anni.
"Oltre a un aumento dell'aspettativa di vita in generale, abbiamo scoperto che la disparità nell'aspettativa di vita tra le aree geografiche diminuirà", dice Christopher Murray, che ha coordinato il gruppo di ricerca insieme ad Amanda Smith. "Questo è un indicatore del fatto che, mentre le disuguaglianze sanitarie tra le regioni a reddito più alto e quelle a reddito più basso rimarranno, il divario tenderà a ridursi, con i maggiori aumenti previsti nell'Africa sub-sahariana".
L'aumentata aspettativa di vita è guidata in larga parte da misure di sanità pubblica che hanno prevenuto e migliorato i tassi di sopravvivenza per molti disturbi, soprattutto malattie trasmissibili, cioè quelle patologie infettive causate da agenti microbici che possono essere trasmesse ad altri. Il carico di malattia, vale a dire il peso che una patologia ha in termini di mortalità, disabilità, costi sociali ed economici, si sta dunque spostando verso i disturbi non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, il cancro e il diabete, e verso i fattori di rischio associati, quali obesità, ipertensione, dieta sbilanciata e fumo. Ciò significa che un numero maggiore di persone vivrà più a lungo, ma con più anni trascorsi in cattive condizioni di salute.
Secondo gli autori dello studio, gli interventi di sanità pubblica volti a prevenire e mitigare i fattori di rischio comportamentali e metabolici costituiscono la migliore opportunità di estendere ulteriormente l'aspettativa di vita. Infatti, il numero totale di anni persi a causa di cattiva salute e morte prematura attribuibile a fattori di rischio metabolico è aumentato del 50% dal 2000 a oggi. "Abbiamo davanti a noi un'immensa opportunità di influenzare il futuro della salute globale anticipando questi crescenti fattori di rischio metabolici e dietetici - conclude Murray - in particolare quelli legati a fattori comportamentali e di stile di vita come l'alto livello di zucchero nel sangue, l'alto indice di massa corporea e l'elevata pressione sanguigna".
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