I traumi alla testa e le commozioni cerebrali, tanto frequenti in sport come il calcio e la boxe, costituiscono una seria minaccia: possono risvegliare virus latenti come quello dell’herpes, che dormono nel cervello della maggior parte delle persone, causando infiammazioni e danni cellulari che aprono la porta alle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Science Signaling e guidato dall’americana Tufts University, che suggerisce l'ipotesi che la somministrazione di farmaci antivirali potrebbe essere un trattamento preventivo dopo un trauma cranico. Ma i risultati ottenuti vanno ben oltre i confini dell’ambito sportivo: le lesioni alla testa colpiscono ogni anno circa 69 milioni di persone in tutto il mondo, con un costo stimato in 400 miliardi di dollari all’anno.
Nel corpo umano abitano comunemente diversi virus potenzialmente dannosi, che rimangono dormienti all’interno delle cellule. È noto, ad esempio, che il virus dell’herpes simplex (Hsv-1) si trova in oltre l’80% degli individui, e quello della varicella in più del 95%.
Utilizzando un modello di tessuto cerebrale ottenuto in laboratorio, i ricercatori guidati da Dana Cairns lo hanno sottoposto a traumi simulati, che hanno attivato il virus dell’herpes che era dormiente nelle cellule: il risveglio del virus, nelle settimane e mesi successivi, ha innescato i sintomi caratteristici della malattia di Alzheimer, come la formazione di placche amiloidi, l’accumulo della proteina tau, l’infiammazione e la morte dei neuroni.
Traumi ripetuti provocano effetti ancora più gravi, mentre in assenza del virus non c’è traccia dei segni tipici delle malattie neurodegenerative. “Ciò pone la questione se i farmaci antivirali o antinfiammatori potrebbero essere utili come trattamenti preventivi dopo un trauma cranico – dice Cairns – per fermare l'attivazione dell’Hsv-1 e ridurre il rischio di Alzheimer”.
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