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Dai supercomputer un aiuto per prevenire i disastri

Dai supercomputer un aiuto per prevenire i disastri

Superare le emergenze con le ricerche Spoke 5 di Icsc

15 ottobre 2024, 10:00

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Il territorio delle città di Brindisi vista dal satellite Sentinel 2 (fonte: Esa) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il territorio delle città di Brindisi vista dal satellite Sentinel 2 (fonte: Esa) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Applicare la potenza dei supercomputer all'analisi dei disastri ambientali e naturali per passare da un’ottica dell’emergenza a quella della prevenzione tramite azioni sul territorio. Solo così, per esempio, è possibile evitare che una pioggia intensa causi un disastro oppure capire come alcuni interventi possano contribuire a ripopolare un territorio: sono questi alcuni obiettivi di una delle unità di ricerca (Spoke 5) dell'Icsc, il Centro nazionale di ricerca in high performance computing, Big Data e quantum Computing,

“Siamo un Paese molto fragile dal punto di vista idrogeologico e soffriremo sempre più a causa del cambiamento climatico, che comporterà una maggiore frequenza di eventi estremi”, ha osservato Vito Tagarelli, del Politecnico di Bari e coinvolto nelle ricerche dello Spoke 5 di Icsc. “Purtroppo – ha aggiunto – è sotto gli occhi di tutti che siamo continuamente in emergenza, il che implica una spesa economica enorme ogni anno e non più sostenibile per le casse del nostro Paese. Il nostro obiettivo è contribuire a virare verso la prevenzione dei disastri, così da consentire la salvaguardia delle vite umane oltre che un notevole risparmio di soldi”. 

La soluzione proposta è quella di usare i più innovativi strumenti offerti dai supercomputer per creare dei gemelli digitali del nostro territorio e prevedere gli effetti degli eventi estremi sullo stesso, studiando quali contromisure, dalle tradizionali opere ingegneristiche a quelle più innovative e sostenibili, come ad esempio tramite uso di vegetazione selezionata, possano essere le più efficaci per limitare i danni. 

 Anche eventi più lenti sono spesso responsabili dell’impoverimento del territorio, come i continui movimenti franosi che di fatto sono concausa dello spopolamento delle aree interne tra la Puglia, Basilicata e la Campania. “I nostri strumenti – ha aggiunto Tagarelli – possono individuare le strategie migliori per contrastare questi fenomeni, ridurre il rischio associato ad essi, e consentire ad esempio la realizzazione di nuove infrastrutture che portano con sé un indotto occupazionale ed economico per contrastare il declino demografico di queste aree”.

Diventa così più facile e remunerativo usare e gestire le risorse del territorio nel modo più vantaggioso, e questo parte dalla messa a terra di opere di mitigazione del rischio che siano efficaci, resilienti e sostenibili. “Infine – ha concluso – il nostro lavoro, oltre che stimolare la presa di consapevolezza della società civile dei rischi a cui siamo soggetti, potrà anche rappresentare uno strumento efficace anche in ottica assicurativa, consentendo di identificare e quantificare il rischio presente e futuro, soprattutto in territori in cui non esistono ancora valutazioni idonee”.

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