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Una spugna cattura l’oro dai rifiuti elettronici

Una spugna cattura l’oro dai rifiuti elettronici

Dieci volte meglio dei metodi tradizionali

17 ottobre 2024, 08:22

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Particolare della spugna in grado di estrarre l 'oro dai rifiuti elettronici (fonte: Kou Yang) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Particolare della spugna in grado di estrarre l 'oro dai rifiuti elettronici (fonte: Kou Yang) - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' stato sviluppato un nuovo materiale simile a una spugna  in grado di  estrarre l’oro dai rifiuti elettronici con una capacità di estrazione di ben 10 volte migliore rispetto ai sistemi usati attualmente. È il risultato della ricerca guidata da Kou Yang, dell’Università Nazionale di Singapore, e pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas. In futuro il risultato potrebbe essere applicato per estrarre in modo sostenibile anche altri metalli, come argento e rame.

Smartphone e televisioni così come frigoriferi o caldaie sono sempre più un problema ambientale perché contengono al loro interno percentuali di metalli, rari o preziosi, che sono una sfida molto difficile per i metodi di riciclo e spesso dunque vengono dispersi nell’ambiente. Alcuni di questi materiali sono particolarmente preziosi, come l’oro e per questo da anni si studiano metodi sempre più efficienti per la loro estrazione e una svolta potrebbe ora arrivare da una nuova tecnica messa a punto dai ricercatori di Singapore.

Si tratta di una particolare spugna che viene prodotta attraverso tecniche di nanofabbricazione in quanto si basa su singole molecole di chitosano, talmente piccole da essere considerate 1D, ossia unidimensionali. Veri a propri ‘punti’ nanometrici che si assemblano in modo spontaneo quando sono posti su speciali scaglie di grafene, fogli di soli atomi di carbonio e dello spessore di un solo atomo e per questo detti 2D. La loro combinazione porta alla formazione di strutture 3D che somigliano a delle spugne al cui interno vengono catturati ioni di oro strappati dai materiali elettronici, e il tutto senza necessità di applicare energia esterna.

Tutto questo in modo molto semplice e con un'efficienza maggiore del 99% rispetto a quella delle tecniche attuali. Un’innovazione che,  secondo gli autori della ricerca, potrà facilmente essere implementata anche fuori dei laboratori e dunque segnerebbe un importante miglioramento per la gestione dei rifiuti elettronici e che presto potrebbe essere adattata anche per estrare altri metalli inquinanti e allo stesso tempo preziosi come il rame e l’argento.

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