Debutta nel sito archeologico subacqueo di Baia, viino Pozzuoli, la nuova tecnologia nata in Italia per per l'internet delle cose sottomarino. Il progetto, il cui avvioè previsto entro la fine del 2019, consentira' di comunicare come delfini e balene, attraverso una rete wireless di sensori acustici intelligenti, che opera in un ambiente in cui non e' possibile usare comunicazioni radio.
E' il progetto messo a punto da uno dei pionieri italiani dell'innovazione ospiti alla Maker Faire 2019, Chiara Petrioli, che insegna reti e internet delle cose alla Sapienza Universita' di Roma, e realizzato da Wsense, ex spinoff della Sapienza.
"Con internet possiamo esplorare e comunicare con Marte, ma non siamo ancora in grado di studiare il mondo sommerso, che rappresenta due terzi della Terra", spiega all'ANSA Petrioli. "Il wi-fi ad esempio - prosegue - si propaga solo per pochi centimetri. Con questa tecnologia, invece, sara' possibile monitorare, per esempio attraverso droni collegati in wireless, lo stato di conservazione dei siti archeologici sottomarini, come Baia, controllare lo stato di salute delle acque, o le piattaforme offshore".
Per la ricercatrice "gli ambienti sottomarini sono una risorsa preziosa, come dimostra lo sviluppo della cosiddetta blue-economy per l'utilizzo sostenibile dei mari. Secondo la Fao, inoltre, nel 2050 la meta' di quello che mangeremo sara' coltivato in acqua. L'internet delle cose sottomarino - conclude - potra' quindi aiutare a esplorare e valorizzare questo ambiente".
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