Il poligono del Giappone con le sue radici rende gli argini instabili e favorisce l'erosione. Inoltre soppianta la vegetazione autoctona e riduce la biodiversità. Si riproduce molto facilmente: bastano piccoli pezzi di rizoma (la radice) per colonizzare un terreno.
"Nell'Alto Valdarno, la specie aliena ha ormai conquistato 25 chilometri di sponde", spiega Francesco Lisi, Direttore Generale del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno. I rinvenimenti più significativi sono in affluenti di destra dell'Arno: il torrente Resco, il Faella, il borro di Cerberesi, il borro di Riofi delle Cave, il borro di Sant'Antonio, il borro Montemarciano, il torrente Ciuffenna, il borro del Tasso.
"Per ora si tratta di nuclei limitati - precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) - ma ad essere minacciato, in una stagione già idrologicamente difficile, sono l'equilibrio ecologico e la sicurezza idraulica di uno dei più importanti corsi d'acqua italiani." Il poligono del Giappone ricade nella lista Iucn delle 100 peggiori specie alloctone e nella lista di piante aliene, stilata dall'Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (Eppo). Tuttavia non è ancora stato inserito negli elenchi comunitari delle specie invasive.
"Abbiamo realizzato e diffuso un vademecum per il riconoscimento ed il corretto contrasto al poligono del Giappone - spiega Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno -: si tratta di regole ed attenzioni che dovrebbero essere applicate anche negli spazi privati".
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