Secondo i dati Elsevier, si è passati da meno di 15mila pubblicazioni sul tema nel 2012 a quasi 30mila pubblicazioni scientifiche nel 2021. A dominare la ricerca negli ultimi cinque anni è la Ue (41%), seguita dagli Usa (21%), dalla Cina e dall'America Latina (entrambe al 16%) e dall'Africa (7%).
Sul podio delle istituzioni governative più prolifiche a livello mondiale troviamo la Chinese Academy of Science, il Cnrs (il Centro nazionale della ricerca scientifica francese) e il Csic (il Consiglio superiore per la ricerca scientifica spagnolo). Tra i primi 10 posti, 3 sono occupati da istituti francesi. Al 9/o posto, il Cnr italiano. Nel podio delle università c'è la University of Chinese Academy of Sciences, seguita dall'università di Montpellier e da quella di San Paolo in Brasile.
L'Italia è prima in Europa sul fronte degli investimenti per la salvaguardia della biodiversità, con oltre 1,7 miliardi di euro, ma la ricerca scientifica in materia nel nostro Paese mostra l'Italia in 5/a posizione in Europa, dietro UK, Germania, Francia e Spagna. C'è stata però una crescita di anno in anno in Italia più alta della media.
Tra le università italiane più prolifiche nella ricerca sulla biodiversità ci sono La Sapienza, seguita dall'università di Firenze e poi quella di Bologna. A seguire troviamo l'università di Torino e di Milano. Per quanto riguarda le istituzioni, al primo posto c'è il Cnr, seguito dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
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