L'Italia non è stato un rifugio climatico bensì un vicolo cieco dove hanno trovato l'estinzione gli antichi popoli preistorici che migrarono verso l'Europa sud-occidentale nel tentativo di mettersi al riparo dal picco dell'ultima glaciazione. Lo dimostra l'analisi del Dna di 356 cacciatori e raccoglitori risalenti al periodo compreso tra 35.000 e 5.000 anni fa, inclusi 116 individui ritrovati in 14 diversi Paesi dell'Europa e dell'Asia centrale. I risultati, che riscrivono i movimenti migratori dei nostri antenati, sono pubblicati su Nature da un team internazionale guidato dall'italiano Cosimo Posth, paleogenetista all'Università di Tubinga in Germania. Allo studio hanno partecipato anche diverse università italiane, come quelle di Firenze, Bologna, Cagliari, Palermo, Padova, Pisa e Siena.
Lo studio, basato sul più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai realizzato, rivela che le popolazioni che si stabilirono in Europa tra 32.000 e 24.000 anni fa (cultura gravettiana) non erano strettamente imparentate tra loro. Usavano armi e manufatti simili, ma dal punto di vista genetico le popolazioni dell'Europa occidentale e sud-occidentale (l'odierna Francia e la penisola iberica) differivano da quelle dell'Europa centrale e meridionale (l'odierna Repubblica Ceca e l'Italia).
Il patrimonio genetico dei cacciatori-raccoglitori nel sud-ovest permane ininterrottamente per almeno 20.000 anni: i loro discendenti rimasero nell'Europa sud-occidentale durante il periodo più freddo dell'ultima era glaciale (tra 25.000 e 19.000 anni fa) dando vita alla cultura solutreana e magdaleniana, e successivamente si spostarono verso nord-est nel resto d'Europa. "Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana che erano presenti nell'Europa centrale e meridionale, e in particolare in Italia, scomparvero dopo la fase più acuta dell'era glaciale, contrariamente a quanto ritenuto finora: questo significa che un nuovo pool genetico si insediò in queste aree", spiega David Caramelli, docente di Antropologia all'Università di Firenze, che con il suo team di ricerca del Dipartimento di Biologia ha analizzato i campioni relativi al nostro Paese.
"Abbiamo scoperto che gli individui associati a una cultura successiva, l'Epigravettiano, erano geneticamente distinti dai precedenti abitanti dell'area", aggiunge il coautore He Yu dell'Università di Pechino. "Presumibilmente, queste persone provenivano dai Balcani, arrivarono prima nel nord Italia intorno al periodo del Massimo Glaciale e si diffusero verso il sud fino alla Sicilia".
I genomi analizzati mostrano infine che i discendenti di questi abitanti epigravettiani della penisola italiana si diffusero in tutta Europa circa 14.000 anni fa, sostituendo le popolazioni associate alla cultura magdaleniana.
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