Orme di esseri umani e di animali così realistiche e ricche di dettagli da permettere di ricostruire, in oltre il 90% dei casi, non solo la specie ma, l’età e il sesso: è una sorta di enciclopedia affidata alla roccia, quella lasciata dagli artisti dell’Età della Pietra e rinvenuta in Africa, nell’attuale Namibia. A portarla alla luce e a studiarla è la ricerca coordinata dall’Istituto tedesco Heinrich Barth di Colonia e pubblicata sulla rivista Plos One. Gli schemi individuati nelle antichissime incisioni rupestri probabilmente derivano da influenze culturali, ma il loro significato rimane ancora sconosciuto.
Incisioni di tracce di animali e di impronte umane compaiono in numerose tradizioni di arte rupestre preistorica in tutto il mondo. La Namibia ne è particolarmente ricca, ma finora le ricerche che le riguardano sono state pochissime. Per fare un po’ di luce sull’argomento, i ricercatori guidati da Tilman Lenssen-Erz hanno chiesto aiuto a indigeni del deserto del Kalahari esperti nel seguire le tracce, per analizzare le impronte incise nella pietra.
Le incisioni sono così dettagliate che gli indigenii sono stati in grado di individuare la specie, il sesso, la fascia di età e persino la zampa esatta in oltre il 90% delle 513 incisioni analizzate.
Il loro lavoro ha dimostrato che l'arte rupestre preistorica presentava una diversità molto maggiore negli animali raffifurati attraverso le orme rispetto alle incisioni degli animali stessi. Inoltre, gli artisti avevano una chiara preferenza per alcune specie ed erano più propensi a raffigurare animali adulti e di sesso maschile.
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