ROMA - Appena 45 kb (kilobyte), nulla se confrontato con le app usate sugli smartphone di oggi, per comandare uno dei più sofisticati strumenti che erano sul lander di Rosetta, il trapano costruito in Italia che aveva il compito di bucare la superficie della cometa e analizzarne la composizione. "Per progettare una missione spaziale tutto deve essere ridotto all'essenziale" ha spiegato Patrizia Bologna, responsabile per Leonardo-Finmeccanica del software della trivella a bordo di Philae.
"L'intero trapano e il 'carosello' ideato per raccogliere e far analizzare i campioni funzionava con appena 7 watt, meno delle lampadine che abbiamo a casa, e il software era di appena 45k, nulla se confrontata con le app che usiamo tutti giorni". Nato negli stabilimenti di Leonardo, grazie al contributo scientifico del Politecnico di Milano, il trapano di Philae avrebbe secondo i dati lavorato perfettamente ma purtroppo, a causa del primo mancato aggancio sulla cometa, il lander si è fermato in una posizione tale da non riuscire a perforare il terreno.
"Un vero peccato - ha commentato Bologna - ma l'intera missione è stata comunque un successo e abbiamo vinto tutte le sfide industriali che erano da superare, su tutte la necessita di dover riconfigurare completamente la missione progettata inizialmente per raggiungere un'altra cometa".
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