La sonda Parker della Nasa ha inviato a Terra le immagini più ravvicinate mai viste dell’atmosfera del Sole. Ha immortalato, in particolare, la sua parte più esterna che si estende per milioni di chilometri, la corona, visibile durante le eclissi solari e dove le temperature medie raggiungono un milione di gradi.
Scattate con lo strumento Wispr (Wide-field Imager for Solar Probe), le immagini mostrano una striscia della corona, fatta da particelle di plasma, gas elettricamente carico, allungate dal vento solare fino ad assomigliare alla coda di una cometa. Poco al di sotto della coda, in primo piano, è visibile un piccolo cerchio luminoso: è il pianeta più interno del Sistema Solare, Mercurio. I cerchietti neri sono, invece, degli artefatti tecnici. Il prossimo sorvolo ravvicinato del Sole è in programma il 4 aprile 2019.
Lanciata il 12 agosto 2018, la sonda della Nasa lo scorso novembre ha avuto il suo primo incontro ravvicinato con il Sole a una distanza inferiore a 40 milioni di chilometri. Distanza alla quale il Sole appare 6 volte più grande di quanto non lo sia visto dalla Terra. Si tratta di un record: mai nessun veicolo spaziale si era, infatti, spinto così vicino al Sole. Il primato apparteneva alla sonda tedesco-americana Helios 2, che nell’aprile 1976 era arrivata a 43,4 milioni di chilometri dalla nostra stella.
Rappresentazione artistica della sonda Parker della Nasa (fonte: /Johns Hopkins APL/Steve Gribben)
Ma l’obiettivo della sonda Parker è ancora più ambizioso: avvicinarsi al Sole fino a ‘sfiorarlo’ a poco più di 6 milioni di chilometri, nel 2024. Osservandolo così da vicino, cercherà di rispondere a domande che interrogano gli astronomi da decenni: ad esempio come mai l’atmosfera del Sole è molto più calda della sua superficie, o da dove deriva l’enorme accelerazione del vento solare.
“Non sappiamo cosa aspettarci da osservazioni così ravvicinate, è probabile che vedremo anche qualche fenomeno nuovo”, ha spiegato uno dei progettisti di Parker, Nour Raouafi. Gli strumenti a bordo di Parker, protetti da uno scudo termico di carbonio spesso circa 11 centimetri che resiste a temperature di 1370 gradi, permetteranno inoltre di studiare le tempeste magnetiche, che hanno pesanti ripercussioni sulla Terra. Rappresentano, infatti, una minaccia per gli astronauti in orbita, i satelliti, le linee elettriche e le telecomunicazioni.
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