/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Più vicini al Big Bang, grazie a nuovi fari cosmici

Più vicini al Big Bang, grazie a nuovi fari cosmici

I quasar nuove pietre miliari dell'universo

28 gennaio 2019, 19:17

Redazione ANSA

ANSACheck

Rappresentazione artistica di un quasar (fonte: Wolfram Freudling et al. (STECF), ESO, ESA, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica di un quasar (fonte: Wolfram Freudling et al. (STECF), ESO, ESA, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica di un quasar (fonte: Wolfram Freudling et al. (STECF), ESO, ESA, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Più vicini al Big Bang percorrendo a ritroso l'evoluzione dell'universo utilizzando come fari cosmici i luminosissimi quasar. Così una ricerca guidata da italiani si è inoltrata su un terreno inesplorato, aprendo la strada alla possibilità di spiegare alcune discrepanze nella misura dell'espansione dell'universo. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, si devono a Guido Risaliti, dell'Università di Firenze e associato dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), e a Elisabeta Lusso, del Centro per l'Astronomia Extragalattica dell'università britannica di Durham.

Una delle scoperte astrofisiche più importanti indica che l'espansione dell'Universo è accelerata e implica la presenza di una forza repulsiva chiamata energia oscura. "Per determinare il tasso di espansione dell'Universo - ha detto Ricordati - è indispensabile misurare con precisione la distanza delle galassie" e finora a questo scopo sono state utilizzate le gigantesche esplosioni stellari chiamate supernovae. Queste hanno permesso finora di studiare l'espansione dell'universo da circa 9 miliardi di anni fa a oggi.

Considerando che si ritiene che l'Universo abbia 13,7 miliardi di anni, restano da studiare circa quattro miliardi di anni. A questo scopo i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a 500.000 quasar osservati in luce ottica che fanno parte dell'enorme banca dati del progetto Sloan Digital Sky Survey. Di alcune migliaia di questi oggetti è stata analizzata anche la luce nella banda X, osservata dal telescopio spaziale XMM-Newton dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il confronto fra le emissioni X e quelle ottiche ha permesso di valutare le distanze dei quasar.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza