La sonda Hope degli Emirati Arabi Uniti è entrata nell'orbita di Marte: dopo aver viaggiato per 205 giorni e 494 milioni di chilometri, ha eseguito in modo automatico la complessa manovra di inserimento in orbita che l'ha portata a rallentare da 121.000 a 18.000 chilometri orari grazie all'accensione dei suoi sei motori Delta-V per 27 minuti. Dopo un black-out radio di circa 15 minuti, dovuto al passaggio dietro Marte, Hope ha inviato il segnale che ha confermato il successo della manovra. Gli Emirati Arabi diventano così i quinti ad avere una sonda intorno a Marte dopo Usa, Unione Sovietica, Agenzia spaziale europea e India.
Nei prossimi tre mesi Hope eseguirà ulteriori manovre per posizionarsi nell'orbita finale compresa tra 28.000 e 43.000 chilometri di altitudine: una distanza ideale per scansionare il pianeta in maniera integrale, compito che eseguirà ogni nove giorni per almeno un anno marziano (687 giorni terrestri).
L'obiettivo principale è monitorare la meteorologia e la climatologia marziana con tre strumenti scientifici: Emirs (Emirates Mars Infrared Spectrometer) è uno spettrometro infrarosso pensato per lo studio degli scambi di energia che avvengono nella bassa atmosfera e che ne guidano la dinamica globale; Exi (Emirates Exploration Imager) è invece una camera ad alta risoluzione (fino a 4K) che lavorerà alle frequenze visibili e ultraviolette e che sarà in grado di ottenere un dettaglio sulla superficie fino a 8 chilometri; Emus (Emirates Mars Ultraviolet Spectrometer), infine, è uno spettrometro ultravioletto per lo studio delle specie chimiche negli strati più alti dell'atmosfera, al di sopra dei 100 chilometri di altitudine.
La missione Hope ('Al Amal', 'speranza' in arabo) è costata circa 200 milioni di dollari ed è condotta in collaborazione con l'Università del Colorado a Boulder. La sonda aveva iniziato il suo viaggio lo scorso 20 luglio a bordo di un razzo H-2A dal Centro spaziale giapponese di Tanegashima.
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