Nuova luce sull’origine del gigantesco buco nero al centro della Via Lattea: Sagittarius A* (Sgr A*), con una massa di circa 4 milioni di volte il Sole, è il risultato dell’aggregazione di un insieme di buchi neri più leggeri, circa 400, che orbitando hanno perso energia fino a fondersi. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, coordinato da Roberto Capuzzo Dolcetta, del dipartimento di Fisica dell’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con la École Normale Supérieure di Parigi.
Lo studio è basato su simulazioni realizzate dai computer del centro di ricerca Amaldi della Sapienza. Sagittarius A* è una sorgente radio molto intensa situata nella costellazione del Sagittario al centro della Via Lattea. La sua identificazione è stata premiata nel 2020 con il Nobel per la fisica ad Andrea Ghez e Reinhard Genzel, che hanno svelato l’esistenza di questo buco nero gigante misurando i movimenti delle stelle nella regione centrale della nostra galassia.
Secondo gli autori dello studio, “mentre l’origine dei cosiddetti buchi neri stellari ha una spiegazione fisica ormai accertata: sono ciò che resta di stelle massicce ormai spente, la formazione dei buchi neri supermassicci è ancora incerta. La nostra ipotesi - concludono - è che siano il frutto della rapidissima aggregazione, tramite collisioni successive, di un gruppo di buchi neri più leggeri trasportati al centro della Via Lattea dagli ammassi stellari che li ospitavano e che, orbitando, hanno perso progressivamente energia”. Fino a fondersi in un gigantesco cannibale cosmico.
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