Pronto il primo identikit del campione di suolo lunare riportato sulla Terra lo scorso dicembre dalla missione cinese Chang’e-5: i due chilogrammi di polvere e frammenti rocciosi sono formati per il 90% da materiali di origine vulcanica provenienti dal sito in cui è atterrata la sonda, mentre il restante 10% ha una composizione chimica differente che potrebbe essere propria di altre zone della superficie lunare e potrebbe perfino conservare traccia dei ‘sassi cosmici’ che l’hanno colpita. Lo indica lo studio presentato online al Congresso europeo di scienze planetarie (Epsc 2021) dal ricercatore Yuqi Qian della China University of Geosciences.
Quello di Chang’e-5 è il primo campione prelevato sulla Luna da una missione cinese e contiene il materiale lunare geologicamente più recente mai riportato a Terra: la sonda è infatti atterrata in una delle aree più ‘giovani’ della Luna (l’Oceano delle Tempeste, ‘Oceanus Procellarum’), risalente a circa due miliardi di anni fa e non campionata dalle precedenti missioni statunitensi e sovietiche.
Nel mix di materiali analizzati, spiccano delle goccioline vetrose che sembrano provenire da Rima Mairan e Rima Sharp, due camini vulcanici inattivi che si trovano a 230 e 160 chilometri di distanza dal sito di atterraggio di Chang’e-5: questi elementi potrebbero fornire informazioni su passati episodi di eruzioni di fontane di lava.
Secondo la ricostruzione dei ricercatori, buona parte dei materiali lunari generati da impatti potrebbero provenire dal cratere Harpalus, situato a nord-est. Alcuni potrebbero essere stati scagliati da una distanza di 1.300 chilometri.
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