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Osservati i percorsi del vento soffiato da una stella nascente - VIDEO
È la prima volta, scoperta guidata da un ricercatore italiano
19 agosto 2022, 09:01
Redazione ANSA
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La regione di formazione stellare IRAS 21078+5211, a circa 5300 anni luce da noi, nella quale è stata fatta l 'osservazione. (Fonte: INAF) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Per la prima volta sono stati osservati in maniera diretta i percorsi seguiti dal vento soffiato via da una stella nascente, di cui finora si avevano solo prove indirette. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy, è opera di un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’italiano Luca Moscadelli, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ed è stata fatta grazie alle osservazioni compiute con il Very Long Baseline Interferometry (Vlbi) array, una rete globale di 26 radiotelescopi distribuiti tra l’Europa, l’Asia e gli Stati Uniti. Questa tecnica permette di simulare un telescopio gigante con un diametro paragonabile a quello terrestre e di raggiungere una risoluzione ed una sensibilità estremamente elevate.
I ricercatori sono riusciti ad osservare, intorno alla stella distante circa 5.300 anni luce da noi, il segnale emesso dalla molecola dell'acqua nella banda radio, chiamato ‘maser’: è l'equivalente di un laser nella banda delle microonde e, proprio come il laser, è un fascio di radiazione molto intenso. L’osservazione di questo segnale ha consentito ai ricercatori di rilevare, per la prima volta in maniera diretta, due diversi percorsi seguiti dal flusso del vento emesso dal disco di accrescimento stellare: il primo getto seguiva un percorso a spirale, mentre il secondo ruotava insieme al disco a distanze maggiori.
“Questo lavoro mostra che osservare le emissioni dell’acqua in prossimità di stelle in formazione usando la tecnica Vlbi può essere uno strumento unico per studiare la fisica dei getti del vento stellare con dettagli senza precedenti” afferma Moscadelli. “Abbiamo eseguito nuove osservazioni includendo tutti i telescopi disponibili nella rete Vlbi – aggiunge il ricercatore Inaf – con l'obiettivo di simulare radiointerferometri di prossima generazione che miglioreranno la sensibilità attuale di oltre un ordine di grandezza”.