Dopo mesi attesa, tra problemi tecnici e la minaccia dell'uragano, è finalmente partita Artemis 1, la missione senza equipaggio simbolo del ritorno alla Luna. E' la missione apripista del programma Artemis della Nasa, che alla fine del 2025 prevede di portare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna. A 61 anni dall'avvio del programma Apollo e a oltre mezzo secolo dallo sbarco sulla Luna, un altro veicolo ha lasciato l'orbita terrestre per tornare ad aprire la strada a nuove missioni di astronauti e alla costruzione della prima base lunare.
"Vedere il razzo Sls e la capsula Orion volare insieme per la prima volta è stato uno spettacolo incredibile", ha detto l'amministratore capo della Nasa, Bill Nelson. Con la prospettiva della base lunare, della costruzione della stazione spaziale gateway nell'orbita lunare e delle future missioni verso Marte, a fare la differenza con il passato è la forte presenza dell'Europa: si deve all'Agenzia Spaziale Europea (Esa) la realizzazione di Modulo di servizio europeo (Esm) della capsula Orion, costruita dalla Lockheed Martin. Importante il contibuto italiano al modulo di servizio, con l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l'industria. E' la prima volta che una tecnologia europea fornisce energia un veicolo spaziale americano, ha detto il direttore generale dell'Esa Josef Aschbacher.
Il ritorno alla Luna è una speranza anche per gli astronauti: per Luca Parmitano, dell'Esa, "quando razzo è partito, ho pensato che mai la Luna mi era sembrata più vicina". Sulla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, a Cape Canaveral, il più grande razzo mai costruito, lo Space Launch System (Sls), ha acceso i motori con un ritardo di circa 40 minuti dovuto al cavo di un radar non funzionava correttamente e che è stato sostituito. "Ma qui eravamo tranquilli: la finestra di lancio era abbastanza grande e il problema era banale", ha detto Bernardo Patti, responsabile dei programmi di Esplorazione spaziale dell'Esa, che ha seguito il lancio da Cape Canaveral. Salutato da una grande folla e da un enorme applauso nel centro di controllo, il lancio è riuscito perfettamente e poco dopo è stata la volta di una seconda prova: i pannelli solari della capsula Orion, costruiti in Italia da Leonardo si sono aperti per generare l'energia necessaria ad alimentare il veicolo. Una volta entrata nell'orbita terrestr,e Orion ha superato la terza prova: sganciarsi dallo stadio superiore del razzo Sls e salutare la Terra per immettersi nella traiettoria verso la Luna, grazie al Modulo di servizio europeo. E' cominciato così il viaggio di otre 64.000 chilometri nel quale Orion resterà nell'orbita lunare per fare poi ritorno alla Terra, dopo una missione di 25 giorni e mezzo.
Nella missione è previsto il rilascio di dieci CubeSat, piccoli satelliti delle dimensioni di una scatola da scarpe: alcuni dovranno raccogliere dati scientifici e altri sono dimostratori di tecnologie utili per le prossime missioni lunari. A partire da otto ore dal lancio, sfrecciando verso la Luna, Orion dovrà fare una serie di manovre per mantenersi sulla traiettoria corretta. L'arrivo nell'orbita lunare è previsto il 21 novembre, ad alcune migliaia di chilometri dalla superficie della Luna. La capsula Orion resterà nell'orbita lunare per una settimana circa, mentre i suoi motori la aiuteranno a mantenere l'assetto corretto, in modo che i suoi pannelli fotovoltaici lunghi sette metri siano sempre orientati verso il Sole. Quindi inizierà il viaggio di rientro a Terra, che si concluderà l'11 dicembre. Il rientro avverrà alla velocità di 12 chilometri al secondo, molto alta rispetto agli otto chilometri al secondo con cui rientrano nell'atmosfera terrestre i veicoli dall'orbita bassa. Il Modulo si servizio europeo brucerà nell'impatto con l'atmosfera, mentre il modulo pressurizzato destinato in futuro a ospitare l'equipaggio ammarerà nell'oceano Pacifico, al largo delle coste della California.
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