Estrarre ossigeno direttamente dalla regolite, il materiale che costituisce il suolo lunare: è la soluzione tutta italiana alle missioni di lunga durata e alle basi permanenti sul nostro satellite, il cui sviluppo sta ora accelerando grazie all’accordo firmato tra Agenzia Spaziale Italiana e Politecnico di Milano. La tecnologia, già in parte studiata e verificata da ricercatori del Politecnico, si chiama Oracle e l’obiettivo è riuscire a realizzare un primo impianto dimostrativo da poter lanciare entro il 2028, sfruttando una delle opportunità di volo commerciali tra quelle attualmente in via di sviluppo in diversi Paesi.
“L’estrazione e lo sfruttamento delle risorse sul posto è una capacità chiave per l’esplorazione sostenibile, come quella che stiamo pianificando per la Luna”, dice Raffaele Mugnuolo, responsabile dell’Unità Esplorazione, Infrastrutture Orbitanti e di Superficie e Satelliti Scientifici dell’Asi. “In questo senso, contiamo che il progetto si riveli di interesse globale in una prospettiva futura e che consenta all’Italia di detenere una tecnologia strategica. In questa nuova stagione di ritorno alla Luna – prosegue – il nostro Paese si sta preparando al meglio per essere presente e Oracle ci darà l’opportunità di consolidare il ruolo di primo piano in programmi di ampio respiro come Artemis”.
Con la firma di questo accordo, Asi e Politecnico hanno preso l’impegno a collaborare già in queste fasi iniziali di progettazione e poi, nel corso dei prossimi anni, nelle attività di sviluppo che saranno affidate ad un partner industriale. Per Michèle Lavagna, responsabile scientifico del progetto per il Politecnico di Milano, “la sfida è notevole, ma altrettanto intensi sono la motivazione e l’entusiasmo del gruppo che contribuirà fattivamente ad un momento storico unico nello scenario dell’esplorazione spaziale come il ritorno sulla Luna, dando seguito ai risultati ottenuti in laboratorio per produrre in loco la prima goccia d’acqua lunare”.
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