Tre veicoli spaziali con un cuore italiano d'oro e platino, distanti 50 milioni di chilometri dalla Terra per catturare le minime vibrazioni dello spazio-tempo spia delle onde gravitazionali, e una sonda destinata a scoprire il segreto che ha trasformato il pianeta gemello della Terra, Venere, in un mondo inospitale: sono le missioni Lisa ed EnVision, che hanno avuto oggi il la luce verde dal Comitato dell'Agenzia Spaziale Europea per i programmi scientifici e nelle quali l'Italia ha un ruolo di primo piano con Agenzia Spaziale Italiana, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Università di Trento .
Le missioni, il cui lancio è previsto rispettivamente nel 2031 e nel 2035, sono attese dai ricercatori di tutto il mondo: "permetteranno di accrescere le conoscenze in un'area davvero entusiasmante della ricerca spaziale e permetteranno agli scienziati europei di confermare il loro ruolo di primo piano nella ricerca in entrambi i settori", ha detto il direttore scientifico dell'Esa Carole Mundell.
Lisa (Laser Interferometer Space Antenna) sarà il primo rilevatore di onde gravitazionali nello spazio, reso possibile dall'esperienza della missione Lisa Pathfinder del 2015. "E' un'impresa mai tentata prima", osserva Nora Lützgendorf, responsabile scientifico della missione. Frutto della vasta collaborazione che comprende l'Esa, le agenzie spaziali di otto Paesi europei e la Nasa,
Lisa prevede tre veicoli spaziali disposti in una formazione a triangolo, ogni lato del quale misura 2,5 milioni di chilometri, che si muovono attorno al Sole in un'orbita simile a quella della Terra. Il passaggio delle onde gravitazionali provocherà nei bracci minuscole oscillazioni, inferiori del diametro di un atomo, che saranno misurate grazie ai Gravitation Reference System, strutture che racchiudono cubi di oro-platino in caduta libera, le cui variazioni vengono misurate dai laser sparati da un veicolo all'altro.
"Con le masse in caduta libera curiamo il sistema più importante per la scienza di Lisa alle basse frequenze e quindi, speriamo, per le prime osservazioni delle onde gravitazionali prodotte dai buchi neri massicci al centro delle galassie", commenta il responsabile scientifico dei Grs, William Joseph Weber, del Laboratorio di gravitazione sperimentale dell'Università di Trento e dell'Istituto di fisica fondamentale dell'Infn. Per il vicepresidente dell'Infn Marco Pallavicini, il via libera alla missione Lisa è "determinante per il futuro dell'Europa nella ricerca delle onde gravitazionali", insieme al rivelatore europeo Einstein Telescope che l'Italia si è candidata a ospitare in Sardegna.
"Il contributo italiano a Lisa è fondamentale in quanto sarà realizzato nel nostro Paese il cuore di ognuno dei tre satelliti", osserva Barbara Negri, responsabile dell'Unità Volo umano e Strumentazione scientifica dell'Asi.
Importante anche il ruolo dell'Università di Milano Bicocca; "con Lisa cattureremo le vibrazioni dello spazio-tempo provenienti dalla fusione di buchi neri giganti. Qui, all’Università di Milano-Bicocca, stiamo cercando di capire come e quando, nell’Universo, queste collisioni avvengono e come Lisa le osserverà", dice Monica Colpi del dipartimento di Fisica “Giuseppe Occhialini” dell'università e che ha ricoperto posizioni di guida in diversi gruppi di ricerca, sia nell'Esa sia nel consorzio internazionale che ha progettato la missione e ne ha definito gli obiettivi scientifici.
La seconda missione che ha avuto il via libera, EnVision è destinata a scoprire i segreti di Venere, il gemello alla Terra per le dimensioni e struttura e che in passato potrebbe avere avuto anche un clima simile, prima che l'effetto serra prendesse il sopravvento. I primi dati scientifici della missione, la seconda europea a visitare Venere dopo Venus Express, sono attesi a partire dal 2035.
Alla missione, alla quale collabora anche la Nasa, l'Italia fornisce il radar sounder: "penetrerà la crosta venusiana per andare a svelare i misteri che si nascondono nelle prime centinaia di metri al di sotto della superficie", dice il responsabile scientifico dello strumento Lorenzo Bruzzone, dell'Università di Trento. "Le misure del radar avranno un ruolo cruciale per comprendere i processi legati all'evoluzione del pianeta".
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