Sono passati 40 anni dalla prima passeggiata spaziale ‘senza fili’: il 7 febbraio 1984, l’astronauta della Nasa Bruce McCandless II, a bordo della decima missione dello Space Shuttle Challenger, collaudò per la prima volta la ‘poltrona spaziale’ chiamata Manned Maneuvering Unit, un dispositivo che consentiva agli astronauti di allontanarsi dalla navetta in maniera indipendente, senza quei cavi chiamati 'cordoni ombelicali'.
Si tratta dello stesso zaino a razzo che utilizza George Clooney nella prima parte del film Gravity. Per allentare la tensione del momento, McCandless fece il verso alla famosa frase pronunciata da Neil Armstrong quando mise piede sulla Luna: “Sarà un piccolo passo per Neil, ma è un passo enorme per me”. Quella missione produsse alcune delle fotografie più iconiche mai scattate nello spazio, che ritraggono McCandless fluttuare sopra la Terra privo di cavi di sicurezza.
Le foto furono scattate dal pilota Hoot Gibson e, come prevedibile, conquistarono le copertine delle riviste. McCandless, scomparso nel 2017, rimase all’esterno dello shuttle per quasi sei ore, allontanandosi fino a 98 metri. La Mmu, dotata di 24 piccoli motori a razzo, era stata progettata per permettere agli astronauti di recuperare o riparare satelliti senza che la navetta fosse costretta ad avvicinarsi troppo consumando carburante. Dopo il primo collaudo venne usata in diverse missioni, ma il disastro del Challenger esploso nel 1986 la mandò in pensione, perché giudicata troppo costosa e rischiosa. Nel 1994 ne fu messa a punto una versione più piccola e maneggevole chiamata Safer, che però è presente nell’equipaggiamento soltanto per motivi precauzionali, dal momento che le passeggiate spaziali senza fili non sono più state effettuate. La Safer ha un'autonomia di dieci minuti ed è posizionata sotto lo zaino degli astronauti: in caso di incidente, consente il ritorno verso la navetta o verso la Stazione Spaziale Internazionale.
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