Oltre 3,5 miliardi di anni fa, quando era ancora giovane, Marte era un pianeta vulcanico: lo suggeriscono le tracce di almeno 63 vulcani, che potrebbero essere molti di più, trovate nel suo emisfero meridionale grazie ai dati raccolti da diverse sonde della Nasa come Mars Global Surveyor, operativa dal 1996 al 2007, Mars Odyssey, lanciata nel 2001 e che potrebbe avere combustile sufficiente fino al 2025, e Mars Reconnaissance Orbiter, in orbita attorno al Pianeta Rosso dal 2005. L’analisi, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo di ricerca guidato dall’Università di Hong Kong, ipotizza che l’intensa attività vulcanica di Marte potrebbe aver creato nel passato un ambiente favorevole alla nascita della vita.
Contrariamente alla Terra, il Marte di oggi è privo di attività vulcanica e tettonica e quasi la metà della sua superficie ha più di 3,5 miliardi di anni: ciò significa che da allora il materiale che forma la crosta superficiale non è stato alterato da fenomeni simili a quelli che avvengono sulla Terra. Recenti scoperte, però, suggeriscono che non è sempre stato così e dunque i ricercatori guidati da Joseph Michalski sono andati alla ricerca di ulteriori prove, studiando la morfologia della zona di Eridania, nell’emisfero Sud.
Grazie ai dati raccolti dalle sonde che hanno osservato e che continuano ad osservare la superficie marziana, gli autori dello studio hanno identificato tracce di 63 vulcani appartenenti a quattro tipologie diverse, tra cui i vulcani a cono (o stratovulcani), dei quali il Vesuvio è un esempio, e i vulcani a scudo, più bassi e larghi, a cui appartengono alcuni dei più grandi tra quelli terrestri. Ma ci sono indizi che i vulcani presenti in questa zona potrebbero essere centinaia, residui di un’attività vulcanica molto intensa che ha caratterizzato la giovinezza di Marte, subito dopo la sua formazione.
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