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Passo verso la previsione delle tempeste geomagnetiche

Passo verso la previsione delle tempeste geomagnetiche

Aiuterà a proteggere meglio le tecnologie a rischio sulla Terra

24 luglio 2024, 14:59

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Un’espulsione di massa coronale (fonte: NASA Goddard Space Flight Center) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un’espulsione di massa coronale (fonte: NASA Goddard Space Flight Center) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un nuovo importante passo in avanti verso la possibilità di prevedere l’arrivo delle tempeste geomagnetiche promette di aiutare a proteggere le tecnologie a rischio, come satelliti, reti elettriche e sistemi di telecomunicazione. Il risultato, ottenuto dal gruppo di ricerca dell'Università gallese di Aberystwyth, è stato presentato in Gran Bretagna, a Hull, nel convegno della Royal Astronomical Society.

I ricercatori hanno infatti trovato il modo di prevedere la velocità precisa con cui viaggia lo sciame di particelle elettricamente cariche generato da un’espulsione di massa coronale o Cme, cioè un’espulsione di materia da parte del Sole sotto forma di plasma in grado di causare una tempesta geomagnetica nel momento in cui colpirà il nostro pianeta.

I ricercatori guidati da Harshita Gandhi hanno studiato come le regioni attive del Sole, caratterizzate da forti campi magnetici in grado di dare origine ad una Cme, cambiano prima, durante e dopo un’eruzione. In particolare, hanno esaminato l’altezza alla quale il campo magnetico diventa instabile, che costituisce la posizione fondamentale dove hanno luogo le espulsioni di massa coronale.

“I nostri risultati rivelano un forte legame tra questa altezza critica e la velocità della Cme”, dice Gandhi: “Questa informazione ci consente di prevedere la velocità dell’eruzione e, di conseguenza, il suo tempo di arrivo sulla Terra, anche prima che l’espulsione di massa si sia conclusa del tutto”.

Migliorare l’accuratezza delle previsioni meteorologiche spaziali è fondamentale, poiché le tempeste geomagnetiche causate dalle Cme, oltre allo spettacolo delle aurore boreali anche a basse latitudini, possono avere impatti importanti sulla rete elettrica, sui sistemi di navigazione satellitare come il Gps e anche sui veicoli spaziali.

“La nostra ricerca non solo migliora la nostra comprensione del comportamento del Sole – aggiunge Gandhi – ma anche la nostra capacità di prevedere gli eventi meteo spaziali. Ciò significa una migliore preparazione e protezione per i sistemi tecnologici su cui facciamo affidamento ogni giorno”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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