ROMA - A scatenare il terremoto del 26 novembre in Albania è stata una faglia lunga 85 chilometri che si estende da Nord-Ovest e Sud-Est fra le città di Durazzo e Lushnje e che non si è completamente attivata. Emerge dalle analisi dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). La faglia "appartiene alle strutture responsabili della deformazione e accavallamento dei sedimenti che costituiscono il nucleo della catena delle Albanidi". Si ritiene che una faglia simile abbia causato, sempre in Albania, il terremoto di magnitudo 5,8 del 21 settembre scorso.
Secondo i sismologi gli effetti del terremoto "potrebbero essere stati amplificati dalle condizioni geologiche della regione". Qui si trovano infatti bacini di sedimenti non consolidati, nei quali l'ampiezza delle onde sismiche può aumentare anche di 4 o 5 volte rispetto a quella che si avrebbe in un suolo roccioso e consolidato. Le scosse successive alla principale, la cui magnitudo è stata ricalcolata in 6,2, risultano al momento almeno 70. Di queste sono state circa 50 di magnitudo compresa fra 3 e 4, dieci di magnitudo fra 4 e 5 e restano ferme alle tre registrate ieri quelle di magnitudo superiore a 5. Si aggiungono inoltre il terremoto di magnitudo 5,3 avvenuto ieri in Bosnia-Erzegovina e quello di magnitudo 6 con epicentro non lontano dall'isola di Creta (Grecia) avvenuto alle ore 8:23 di oggi.
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