Anche gli alberi, invecchiando, diventano meno fecondi: la loro capacità riproduttiva, infatti, culmina quando raggiungono dimensioni intermedie e poi inizia a calare. Lo dimostra uno studio condotto su oltre mezzo milione di singoli alberi appartenenti a quasi 600 specie. I risultati, utili a comprendere la vita delle piante e gestire i programmi di rigenerazione delle foreste, sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas) da un gruppo internazionale coordinato dalla Duke University, con la partecipazione dell’Università Statale di Milano e dell’Università di Torino.
La ricerca rivela che nell'80% delle specie esaminate la fecondità degli alberi (cioè il potenziale biologico di riproduzione) ha raggiunto il picco quando le piante hanno raggiunto una dimensione intermedia, dopodiché ha iniziato a calare. Il restante 20% delle specie non possiede necessariamente un ‘elisir’ di giovinezza per scongiurare questo deterioramento: anche queste piante, probabilmente, sperimentano un declino della fecondità oltre una certa età e dimensione, ma non esistono ancora abbastanza dati sugli alberi più grandi e vecchi di queste specie per saperlo con certezza.
“I frutti freschi o secchi degli alberi costituiscono il 3% della dieta umana e sono importanti anche per molti uccelli e piccoli mammiferi, mentre i semi sono vitali per la rigenerazione delle foreste”, spiega il coordinatore dello studio Tong Qiu della Duke University. “Per gestire e conservare efficacemente queste risorse, dobbiamo poter prevedere eventuali cali di fecondità e sapere a quale dimensione o età potrebbero verificarsi”. Secondo Giorgio Vacchiano, esperto in gestione e pianificazione forestale della Statale di Milano, “saper prevedere accuratamente quanti semi produrrà un albero in un certo anno è fondamentale per migliorare la nostra capacità di gestire, conservare e ripristinare le foreste del mondo. Questi modelli matematici ci aiuteranno a capire quanto rapidamente una foresta sarà in grado di rigenerarsi dopo un incendio o un danno da vento, e dove sarà più urgente concentrare le risorse per accelerare la riforestazione”.
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