Sorprese dall’analisi del Dna degli oceani: non ha portato alla luce soltanto nuove specie, ma composti chimici finora sconosciuti e dalle potenzialità interessanti anche per la medicina. Sono i risultati di un lungo lavoro di analisi del Dna, realizzati da due gruppi di ricerca dell’Istituto di Microbiologia del Politecnico di Zurigo, presente in 1.000 campioni di acqua marina e pubblicati su Nature.
Ogni organismo vivente disperde nell’ambiente in cui si trova frammenti più o meno grandi del proprio Dna, la sequenza di informazioni che codificano la produzione delle proteine necessarie alle attività biologiche, e negli ultimi anni è diventato possibile studiare la presenza e le caratteristiche di organismi semplicemente raccogliendo campioni dell’ambiente (acqua in questo caso) per andare a caccia delle specie presenti, anche se invisibili. Si tratta del cosiddetto Dna ambientale o eDna e i ricercatori svizzeri hanno deciso di rianalizzare con tecniche aggiornate quello già prelevato e studiati da varie missioni di esplorazione fatte in questi anni negli oceani di tutto il mondo.E’ così stato possibile scoprire tantissime nuove specie di organismi unicellulari finora sconosciuti, tra cui un’intera famiglia denominata Eudoremicrobium malaspinii strettamente imparentata con organismi che finora si riteneva vivessero solo fuori dall’acqua. Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è stato inoltre l’identificazione nei circa 35.000 differenti genomi classificati di gruppi di gruppi di nuovi geni finora sconosciuti capaci di produrre molecole biologiche di cui non si conoscono ancora le caratteristiche. Molecole che una volta analizzate in dettaglio potrebbero trovare utilizzo anche in ambito medico, ad esempio per lo sviluppo di nuovi antibiotici.
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