Le foreste, che coprono quasi un terzo della superficie terrestre, sono a rischio: non reggono alla sfida del clima, secondo quanto suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Nature e guidato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea a Ispra, provincia di Varese.
La maggior parte di questi ambienti sta infatti registrando un sostanziale calo della resilienza in risposta ai cambiamenti climatici e il 23% potrebbe aver già raggiunto una soglia critica. Le uniche in controtendenza risultano essere le foreste boreali, tipiche delle regioni più fredde dell'emisfero settentrionale.
La ricerca aiuta a comprendere i fattori che influenzano la resilienza delle foreste, essenziali per sviluppare piani di conservazione e gestione efficaci. "Il nostro studio non permette di capire quali possono essere le strategie forestali migliori, ma ritengo ci siano due priorità in questo ambito", dice all'ANSA Giovanni Forzieri, attualmente all'Università di Firenze, che ha guidato lo studio: "la prima è lo sviluppo di metodologie per testare le varie strategie e capire quali siano quelle più efficaci - dce il ricercatore - e la seconda è la messa a punto di un sistema di monitoraggio per evidenziare le aree di intervento prioritarie e agire in modo preventivo. Da questo punto di vista, la nostra ricerca costituisce un primo passo".
Le foreste hanno un ruolo cruciale nel ciclo globale del carbonio e nella mitigazione dei futuri cambiamenti climatici, come anche nella protezione del suolo dall'erosione e nel sostegno alla biodiversità. Il mantenimento di queste funzioni richiede un certo livello di resilienza, intesa come la capacità di resistere e riprendersi dalle perturbazioni ambientali.
I ricercatori hanno valutato i cambiamenti nella resilienza delle foreste tra il 2000 e il 2020, utilizzando una combinazione di immagini satellitari e tecniche di apprendimento automatico. I risultati mostrano che la resilienza delle foreste tropicali, di quelle aride e di quelle temperate è diminuita durante il periodo in esame: "Le cause sono da attribuire alla ridotta disponibilità di acqua e all'aumento della variabilità climatica", aggiunge Forzieri.
Complessivamente, circa il 23% delle foreste intatte potrebbe aver già raggiunto una soglia critica, con la resilienza che continua a diminuire. "Vuol dire che si trovano in una condizione di crescente fragilità - spiega il ricercatore - che potrebbe portare al collasso dell'ecosistema". Un fatto che potrebbe avere conseguenze critiche per i principali servizi ecosistemici che questi ambienti offrono, come lo stoccaggio del carbonio. Le uniche foreste che, per il momento, non sembrano risentire del cambiamento climatico sono quelle boreali: "riteniamo che queste foreste siano maggiormente influenzate dall'aumento nella concentrazione di CO2, un fattore che favorisce la fotosintesi, e dall'aumento delle temperature, che facilita la crescita", dice ancora il ricercatore. "Probabilmente però - conclude - si tratta di un trend che non durerà a lungo, soprattutto a causa della crescente scarsità d'acqua".
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