È sulla rotta del ritorno la missione per proteggere l’ecosistema dell’Oceano Atlantico, AtlantEco: a quasi due anni dalla sua partenza e con alle spalle oltre 70mila chilometri di viaggio, la storica goletta Tara farà ritorno al porto francese di Lorient alla fine di ottobre, dopo aver mappato i microrganismi marini ed il loro ruolo nella risposta al cambiamento climatico e all’inquinamento da microplastiche. La missione, il cui obiettivo è quello di tracciare le linee guida per la gestione e la salvaguardia dell’Oceano Atlantico, è finanziata dall’Unione Europea e coinvolge 42 istituti di ricerca e università in tutto il mondo.
Per l’Italia partecipano l’Università Sapienza di Roma, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), insieme a Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) e Osservatorio europeo multidisciplinare del fondo marino e della colonna d'acqua (Emso).
“Gli oceani forniscono servizi ecosistemici essenziali all’equilibrio del pianeta e molte delle funzioni chiave che svolgono sono regolate da specie microbiche invisibili all’occhio umano”, spiega Daniele De Angelis, ricercatore dell’Università Sapienza appena salito a bordo di Tara. “Il microbioma oceanico, la cui biomassa si stima sia quattro volte maggiore di quella di tutti gli insetti della Terra messi insieme, produce infatti ossigeno in quantità quasi pari a quella delle piante terrestri, sequestra carbonio dall’atmosfera e rappresenta una risorsa fondamentale nell’ecosistema marino. L’auspicio – conclude De Angelis – è che i risultati di questa spedizione scientifica possano contribuire in modo decisivo alla nostra comprensione delle dinamiche che regolano gli ecosistemi dell’Oceano Atlantico, per promuoverne la salvaguardia”.
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