Il principale indiziato per il sollevamento del suolo ed i terremoti associati che stanno interessando i Campi Flegrei potrebbe essere un cilindro di roccia situato a 2 chilometri di profondità proprio sotto la caldera, che si sta dilatando causando la deformazione dello spazio circostante. A suggerirlo è uno studio pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, realizzato daUniversità di Bologna e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Questo meccanismo ha giocato un ruolo importante anche nella fase di sollevamento avvenuta tra 1982 e 1984 e non coinvolge la risalita di magma, il cui movimento sarebbe dunque secondario.
“Anche se il contributo magmatico non può essere escluso - spiega Massimo Nespoli dell’Università di Bologna, che ha guidato lo studio - i risultati ottenuti con questa sorgente di deformazione, legata all’arrivo di fluidi caldi e ad elevata pressione, consentono di spiegare efficacemente sia il tasso di sollevamento che l’andamento della sismicità, senza il bisogno di invocare la risalita di magma negli strati superficiali della caldera dei Campi Flegrei”.
Dal 2005 ai Campi Flegrei è iniziata una nuova fase di sollevamento del suolo, con un progressivo aumento anche del tasso di sismicità. Per capirne le cause, i ricercatori hanno messo a confronto la fase attuale con quella del 1982-84: in quell’occasione il grande e rapido sollevamento del suolo, che toccò un picco massimo di 1,8 metri e fu accompagnato da oltre 16mila terremoti di bassa intensità, era stato causato principalmente dalla dilatazione di questo cilindro di roccia alto 500 metri e del diametro di circa 5 chilometri. Le nuove analisi mostrano ora che la riattivazione di quello stesso cilindro roccioso potrebbe spiegare anche i fenomeni che si sono osservati negli ultimi anni.
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