Il passaggio di El Niño, attualmente in corso, potrà aumentare il rischio di raggiungere temperature record dell'aria fino a giugno di quest'anno, con la probabilità di eventi estremi. Fra le aree maggiormente coinvolte il Golfo del Bengala, le Filippine e il Mar dei Caraibi, ma anche Amazzonia e Alaska, dove sarà maggiore anche la probabilità incendi, cicloni tropicali e ondate di caldo. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports e guidato dall'Accademia Cinese delle Scienze Meteorologiche.
El Niño è il fenomeno climatico che si verifica in media ogni cinque anni, provocando un forte riscaldamento delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale, in particolare nel periodo compreso fra dicembre e gennaio, con effetti che si ripercuotono sul clima di tutto il pianeta.
"Com'è noto, è già in corso una tendenza di lungo periodo che vede le temperature globali in aumento per effetto del cambiamento climatico provocato dalle attività antropiche", dice all'ANSA Lorenzo Giovannini, fisico dell'atmosfera dell'Università di Trento. "A questa tendenza si va a sommare la variabilità naturale, che può provocare oscillazioni in un senso o nell'altro. Una di queste variabili, forse la più importante, è proprio El Niño: è infatti assodato - osserva - che gli anni nei quali si verifica questo fenomeno sono caratterizzati da temperature più alte".
Gli autori della ricerca, guidati da Ning Jiang e Congwen Zhu, hanno fatto simulazioni degli effetti di El Niño tra luglio 2023 e giugno 2024, utilizzando anche dati registrati dal 1951 al 1980. Hanno così scoperto che quando il fenomeno ha un'intensità moderata, le zone più a rischio di temperature dell'aria da record sono limitate a Golfo del Bengala e Filippine. Invece, nel caso in cui El Niño si rivelerà più intenso, saranno coinvolti anche il Mar dei Caraibi, il Mar Cinese Meridionale e diverse aree dell'Amazzonia e dell'Alaska.
"Secondo le ultime previsioni fornite dalla Noaa, l'Agenzia nazionale statunitense per gli oceani e l'atmosfera, tuttavia, El Niño si sta già avviando verso la sua fine", aggiunge l'esperto dell'Università di Trento: "In tarda primavera o inizio estate potrebbe avvenire il passaggio a La Niña, che provoca invece un raffreddamento delle acque del Pacifico". La Niña, infatti, è una condizione opposta al El Niño e spinge aria ricca di umidità verso le coste indonesiane e australiane.
Finché imperversa ancora il 'fratello', però, i suoi effetti potrebbero estendersi alle temperature medie superficiali di tutto il globo: con un El Niño da moderato a forte, gli autori dello studio stimano una probabilità del 90% che il fenomeno si traduca in temperature medie globali elevate, con un aumento da 1,03 a 1,20 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento 1951-1980. "Anche l'Europa è influenzata dal fenomeno - conclude Giovannini - ma si tratta di effetti molto più deboli e variabili".
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