La scossa di magnitudo Mw 5.8 registrata al largo della Grecia, nel Peloponneso alle 8:12 ora italiana è stata causata dalla compressione della placca tettonica dello Ionio con quella greca: a spiegarlo è stato Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. I dati della Sala Operativa Ingv di Roma indicano che la scossa è avvenuta a una profondità di 33 km, con epicentro a circa 40 km dalla costa greca, tra le città più vicine c'è Pyrgos a nord-est, l'isola di Zante a nord-ovest.
“Una scossa dovuta al fronte compressivo della catena ellenica – ha detto Doglioni – dove lo Ionio spinge e scende sotto la Grecia. Una compressione che si esplica con scosse lungo una linea che passa dall’Albania passando per le varie isole ioniche, Corfù, fino a Creta, con sismi che possono superare magnitudo importanti”. Regione che aveva registrato una scossa di ML 4.6 il 22 marzo e che si inserisce in queste dinamiche sismiche. Attività che non coinvolgono direttamente il territorio italiano, tra cui la Puglia “che è una regione geologia differente, una placca tettonica separata e indipendente. Anche se nel 1743 si verificò un terremoto importante nei pressi di Nardò di cui non conosciamo davvero le origini”, ha aggiunto il presidente Ingv. Nessun apparente legame, infine, con una scossa di magnitudo 3.8 registrata in mattinata nel sud della Bulgaria, localizzata dalle fonti regionali a 57 km da Plovdiv, alla profondità di nove km. “Eventi di tale magnitudo sono molto frequenti – ha concluso Doglioni – in Italia se ne registrano almeno ogni due giorni, è difficile trovare connessioni”.
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