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Nel Mediterraneo strisce di rifiuti lunghe fino a 20 chilometri

Nel Mediterraneo strisce di rifiuti lunghe fino a 20 chilometri

Ottenuta la mappa dell’inquinamento da plastica grazie ai satelliti

21 giugno 2024, 15:59

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Immagine aerea di una striscia di rifiuti nel Golfo di Biscaglia, Spagna (fonte: Rivages Pro Tech, Suez Eau Francia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Immagine aerea di una striscia di rifiuti nel Golfo di Biscaglia, Spagna (fonte: Rivages Pro Tech, Suez Eau Francia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel Mediterraneo ci sono migliaia di strisce di rifiuti galleggianti, alcune lunghe più di 1 chilometro e altre anche fino a 20 chilometri: sono state individuate dallo spazio grazie ai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus, di Commissione europea e Agenzia Spaziale Europea, che hanno permesso di ottenere la mappa più completa fino ad oggi dell’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato da Università spagnola di Cadice e Istituto di Scienze Marine di Barcellona, ha visto la partecipazione dell'Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lerici (La Spezia) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

I ricercatori guidati da Andrés Cózar dell’Università di Cadice e Manuel Arias dell’Icm-Csic hanno utilizzato una serie di 300mila immagini satellitari scattate ogni 3 giorni per 6 anni, con una risoluzione spaziale di 10 metri. “Cercare aggregati di rifiuti di diversi metri sulla superficie del mare è come cercare aghi in un pagliaio”, commenta Stefano Aliani dell’Ismar-Cnr, tra gli autori dello studio: questo perché i satelliti non sono progettati per il rilevamento dei rifiuti. “Nonostante ciò, siamo riusciti a identificare le aree più inquinate – dice Aliani – e abbiamo osservato che molti rifiuti entrano in mare quando ci sono i temporali”.

L’analisi delle immagini satellitari è stata fatta con supercomputer e algoritmi avanzati. “Questo strumento è pronto per essere utilizzato in diversi contesti, ma la nostra capacità di rilevamento migliorerebbe enormemente se mettessimo in orbita una tecnologia di osservazione dedicata alla plastica”, aggiunge Giuseppe Suaria dell’Ismar-Cnr, co-autore della ricerca: “Un simile strumento potrebbe essere utile anche in altre questioni rilevanti, come il monitoraggio degli sversamenti di petrolio, perdite di carico dalle navi o attività di ricerca e salvataggio in mare”.

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