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Vista in azione l’alleanza letale tra inquinanti e microplastiche

Vista in azione l’alleanza letale tra inquinanti e microplastiche

Minaccia gli organismi acquatici causando il 41% in più di danni

08 dicembre 2024, 08:22

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Una femmina adulta di pulce d 'acqua (Daphnia magna) (fonte: Hajime Watanabe/ Wikimedia CC BY 2.5) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una femmina adulta di pulce d 'acqua (Daphnia magna) (fonte: Hajime Watanabe/ Wikimedia CC BY 2.5) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per la prima volta è stata vista in azione la letale alleanza tra microplastiche e gli inquinanti noti come ‘forever chemicals’, che cioè restano nell’ambiente per periodi lunghissimi: questa unione tossica, infatti, provoca fino al 41% in più di danni rispetto alle due sostanze da sole, minacciando tutti gli organismi acquatici che vi entrano in contatto, nei quali causano  crescita stentata, ritardi nello sviluppo sessuale e prole molto ridotta.

Lo dimostra lo studio dell’Università britannica di Birmingham pubblicato sulla rivista Environmental Pollution: i risultati indicano che è fondamentale capire meglio gli impatti combinati degli inquinanti, che spesso non si trovano isolati nell’ambiente, in modo da guidare gli sforzi di conservazione. I ricercatori coordinati dall’italiana Luisa Orsini hanno esaminato gli effetti delle microplastiche e dei cosiddetti Pfas, largamente utilizzati dall’industria e ormai ubiquitari quanto le prime, esponendo a queste sostanze minuscoli crostacei del genere Daphnia, comunemente noti come pulci d’acqua a causa del loro stile di nuoto. Questi organismi, infatti, rappresentano un elemento chiave della catena alimentare acquatica e sono spesso utilizzati come indicatori dell’inquinamento ambientale.

I risultati mostrano che, quando le pulci d’acqua sono esposte a entrambe le sostanze contemporaneamente, gli effetti nocivi aumentano anche del 41%, soprattutto per quelle che sono state esposte precedentemente ad altri inquinati: ciò suggerisce un preoccupante effetto cumulativo. “Questi risultati sono rilevanti non solo per le specie acquatiche, ma anche per gli esseri umani, evidenziando l’urgente necessità di quadri normativi che affrontino le combinazioni involontarie di inquinanti nell’ambiente”, afferma Orsini. “La regolamentazione di questi mix – aggiunge la ricercatrice – rappresenta una sfida fondamentale per proteggere gli ecosistemi acquatici”.

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