E’ cominciata la sperimentazione sull’uomo di un candidato vaccino anti Covid in Italia. Il primo volontario ha ricevuto nell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma il vaccino messo a punto dall’azienda Biotech Reithera di Castel Romano e finanziato con otto milioni di euro fondi da Regione Lazio e ministero della Ricerca con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Partono così anche in Italia i test destinati a dare una prima risposta sulla sicurezza del farmaco, seguiti dalle due fasi successive su numeri più ampi di individui e al termine delle quali si saprà se il vaccino è efficace. Ill candidato vaccino chiamato Grad-CoV2, è stato somministrato a una sola persona, che in seguito alla vaccinazione è tenuta qualche ora in osservazione.
A distanza di quattro giorni si prevede di somministrare il vaccino ad altre due persone, in seguito ad altre quattro e così via a un numero crescente di volontari sani. Si prevede di cominciare da chi ha meno di 55 anni e di arrivare solo in un secondo momento a chi ha oltre 65 anni. Secondo il protocollo stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) i 90 volontari sono infatti organizzati in due coorti: una di 45 individui sani di età compresa tra 18 e 55 anni e una di 45 individui sani di età compresa tra 65 e 85 anni. Ogni gruppo di età è diviso in tre sottogruppi di 15 volontari, ognuno dei quali riceverà tre dosi crescenti.
Il vaccino, che prevede un’unica somministrazione, è uno dei due progettati in Italia (l’altro è quello dell’azienda biotech Takis, sempre di Castel Romano) e si basa su virus reso inoffensivo e reso incapace di moltiplicarsi, utilizzato come una navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica che corrisponde all’arma che il virus Sars-CoV2 utilizza per invadere le cellule, la proteina Spike. Il virus-navetta fa parte della famiglia degli adenovirus, la stessa cui appartiene il virus del raffreddore, ed è di origine animale.
E’ infatti un virus dei gorilla e, rispetto al suo analogo umano, ha il vantaggio di non essere riconosciuto dagli anticorpi e può raggiungere indisturbato le cellule alle quali è diretto per recapitare il suo carico. Giunto a destinazione, il frammento del materiale genetico del nuovo coronavirus che corrisponde alla proteina Spike stimolerà le cellule a produrre solo quel frammento della proteina, che a sua volta stimolerà la produzione di anticorpi.
I test finora condotti sui topi indicano che il vaccino è in grado sia di stimolare la produzione di anticorpi neutralizzanti, sia la riposta delle cellule immunitarie chiamate linfociti T killer, in grado di riconoscere le cellule colpite al virus.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA