Si sta diffondendo rapidamente in India, la variante Delta Plus o più semplicemente AY.1: è nata dalla variante Delta, ha accumulato mutazioni che le permettono di trasmettersi più facilmente e di legarsi in modo più efficace al recettore che si trova sulle cellule dei polmoni.
In India, dove è stata identificata dall'Istituto di genomica e biologia integrativa (Igib) del Consiglio nazionale delle ricerche indiano, Csir, è ormai presente in sei distretti di tre Stati.
Si è così allargata la famiglia della variante Delta. Oltre alla versione più nota, chiamata B.1.617.2, ne esistono altre due: la B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3, meno preoccupanti della Delta e ormai distinte anche per nome, visto che sono chiamate entrambe Kappa.
Il nome completo della Delta Plus è B.1.617.2.1, a indicare la stretta parentela con la variante Delta (B.1.617.2), dalla quale si distingue soprattutto per una mutazione, la K417N, che ha 'scippato' alla variante Beta vista per la prima volta in Sudafrica. Anche questa mutazione si trova nella proteina Spike, l'arpione molecolare con cui il virus invade le cellule.
Broccolo, nella variante Delta Plus mutazioni già comparse
Anche la variante Delta Plus, come le altre varianti del virus SarsCoV2, sta riutilizzando mutazioni già comparse: per esempio la K417N che si era osservata bella variante Beta individuata in Sudafrica. "Potremmo dire che la variante Delta è una versione potenziata della Beta", osserva il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. Proprio queste mutazioni ricorrenti, secondo il virologo, potrebbero essere considerate nel rimodulare i vaccini anti Covid esistenti.
"Non possiamo escludere - rileva -che arrivino nuove varianti e che alcune di queste non possano 'bucare' il vaccino dal punto di vista virologico, ossia per quanto riguarda infezione e trasmissione, anche se non ancora dal punto di vista clinico, ossia per quanto riguarda la malattia grave e la morte".
Gradualmente, "si stanno selezionando una costellazione di mutazioni critiche che sfuggono agli anticorpi neutralizzanti indotti dalle infezioni naturali e dai vaccini disegnati sulla proteina S nativa. Sembra quindi, almeno al momento, che l'evoluzione del virus abbia poco margine di selezione", prosegue l'esperto.
Quello che "più preoccupa - aggiunge - è che ci sono Paesi in cui il piano di vaccinazione è ancora molto indietro e dove, quindi, il virus si replica liberamente. Non sappiamo se la pressione selettiva dei vaccini farà insorgere nuove varianti".
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