Guardare ai dati nazionali e a quelli delle regioni non basta più per riuscire ad arginare l'epidemia di Covid-19 in Italia considerando la presenza delle nuove varianti: l'analisi dei dati a livello delle province permetterebbe di adottare tempestivamente misure di contenimento 'chirurgiche'. E' questa l'indicazione che emerge dalle analisi del fisico Roberto Battiston, dell'Università di Trento.
"Quello sulle province è un dato importante, ma che stiamo sottoutilizzando: un'analisi dettagliata e quotidiana permette di capire dettagli importanti per pianificare i prossimi passi", dice Battiston all'ANSA. "A livello provinciale si possono estrarre informazioni molto utili per capire che cosa stia succedendo, per poi intervenire dove necessario e chiudere zone più limitate invece di intere regioni".
E' ormai chiaro che oggi "il problema importante sono le varianti e che, se la situazione ci sfugge di mano, sarà il virus a prendere il comando". Tuttavia, rileva, se da una parte la situazione è complessa "abbiamo anche nuovi strumenti per affrontarla".
A livello di regioni si osservano dinamiche diverse: alcune hanno superato la seconda ondata, come la Val D'Aosta, altre sono in forte miglioramento, come Veneto, Puglia, Lazio e Sardegna; altre sono invece in maggiore difficoltà come Trentino, Alto Adige e Umbria. I dati della Protezione Civile ci permettono però di portare l'analisi a livello delle singole province: "la provincia di Perugia, per esempio, è colpita in modo importante da focolai legati alle varianti, mentre quella di Terni è decisamente meno colpita. Un discorso analogo - prosegue il fisico - si può fare per la Lombardia, dove l'epidemia è in crescita a Bergamo e a Brescia, mentre altre province, compresa Milano, mostrano un andamento decrescente. Un ragionamento simile è possibile per molte altre regioni e province".
Per Battiston non c'è dubbio che "per contenere la fase attuale dell' epidemia, caratterizzata ancora da una altissima prevalenza, solo ieri siamo scesi per la prima volta sotto i 400.000 infetti attivi dimezzando il picco di fine novembre, si debbano utilizzare tutti gli strumenti possibili: i focolai tipicamente non sono geograficamente estesi, ma lo diventano se non vengono tempestivamente e drasticamente confinati. Di conseguenza dove ci sono i dati usiamoli e dove i dati si possono raccogliere, come a livello comunale, facciamolo e rendiamo i dati disponibili per realizzare il più dettagliato modello epidemiologico possibile per l'intero Paese".
Questa informazione capillare è importante per "non dare a un focolaio la possibilità di diffondersi su un territorio più ampio". Senza dubbio, prosegue Battiston, "l'accesso regolare e sistematico ai dati di livello comunale richiederebbe uno sforzo addizionale, ma ci aiuterebbe ad affrontare questo momento delicatissimo, in cui l'indice di contagio Rt nazionale è appena sotto 1 e incombono varianti del virus molto aggressive dal punto di vista del contagio: dobbiamo sfruttare tutte le informazioni disponibili ed agire a livello chirurgico e in profondità su zone limitate, preservando quanto più possibile le attività e l'economia del resto del Paese",
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