La biodiversità degli insetti è in declino su scala globale: molte popolazioni stanno già calando dell'1-2% all'anno, una tendenza preoccupante riconducibile ai cambiamenti climatici e ambientali prodotti dalle attività umane. A lanciare l'allerta sono 12 articoli pubblicati da 56 ricercatori in uno speciale della rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas).
Con più di un milione di specie descritte e una storia evolutiva di oltre 400 milioni di anni, gli insetti potrebbero sembrare destinati a dominare incontrastati sul pianeta, eppure non è così. Rischiano infatti di affrontare una 'morte dai mille tagli' (come la definiscono i ricercatori riferendosi alle torture cinesi) per effetto di molteplici fattori, come gli eventi climatici estremi, l'urbanizzazione, la deforestazione e l'inquinamento.
Gli esperti lo spiegano descrivendo il declino degli insetti da tre punti di vista diversi: la biomassa, l'abbondanza e il numero di specie. I dati indicano che molte popolazioni di insetti si stanno riducendo dell'1-2% all'anno, un trend allarmante se considerato sulla scala dei decenni. Un articolo evidenzia come questo calo vada di pari passo con l'aumento costante della popolazione umana, che attualmente conta 7,8 miliardi di persone e sta portando all'estremo lo sfruttamento delle terre arabili per uso agricolo.
Due articoli documentano in particolare la riduzione di farfalle e falene nell'ecozona neotropicale che comprende il centro e sud America: questo fenomeno, legato ai cambiamenti climatici, è solo un'avvisaglia di quello che presto potrebbe toccare alle foreste tropicali dove vive la maggior parte delle specie di insetti. Allo stesso tempo, sempre per effetto dei cambiamenti climatici, alcune specie di insetti stanno facendo registrare un aumento in termini di abbondanza e diffusione geografica, specialmente nelle aree temperate e artiche dove la loro presenza è sempre stata storicamente limitata dalla rigidità degli inverni.
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